La costruzione dello sguardo. Su “Angoli interni” di Roberto Maggiani – di Mario Fresa

di Mario Fresa

L’avventura poetica di Roberto Maggiani non ha mai cercato un ripiegamento teso a raccontare il proprio mondo interiore e personale, ma si è sempre mossa – con eleganza accorta, verticale – nella direzione di un’energia universalistica e centripeta, in cui l’osservazione poetica, intuitiva non appare mai divisa o separata dalla rilevazione scientifica, deduttiva, oggettiva. Si legga il suo libro più recente, Angoli interni: qui la parola diventa una sorta di sismografo smisurato e ipersensibile,capace di offrire al lettore una varia e sensibilissima esposizione di lampi trasfiguranti, di coincidenze imprevedute, di guizzi fluttuanti sempre tra loro interconnessi e collegati da unasegreta, comune trama di intenti.

La poesia ricompone e ricostituisce idealmente, in questo modo, l’armonia di un ordine occulto e di un sentimento astrale, assoluto, che investe e coinvolge e attraversa ogni forma di vita,  meravigliosamente spinta ad abbracciare quella ineffabile «danza cosmica» di cui ha parlato Fritjof Capra nel suo libro The Tao of Physics (1975).

La struttura stessa dell’esistenza appare, così, tutta fondata sulla reciproca, alchemica influenza di eventi che si rincorrono senza sosta e che poi generano sempre una comune, indivisibile e profonda rete comunicativa, rendendo la sostanza delle cose non più configurabile come  un semplice ‘essere, ma come un composto e multiprospettico inter-essere. Così Thích Nht Hnh: «Guardando questa pagina, ci si accorge subito che dentro c’è una nuvola; senza la nuvola, non c’è pioggia; senza pioggia, gli alberi non crescono; e senza alberi, non possiamo fare la carta. […] Nel foglio di carta è presente ogni cosa: il tempo, lo spazio, la terra, la pioggia, i minerali del terreno, la luce del sole, la nuvola, il fiume, il calore. Ogni cosa co-esiste in questo foglio.  ‘Essere’ è in realtà ‘inter-essere’».

Ed ecco, allora, che la frammentarietà insensata, pulviscolare, caotica delle forme dell’esistenza si inserisce in un’architettura cosmogonica di cui il poeta si fa attento, vorace, stupìto osservatore; ne nasce un complesso quadro di estrema e vivacissima mobilità, nel quale la tensione poematica si trasmuta in un solerte, costante desiderio di chiarificazione e di interrogazione che, tuttavia, non sembra mai soddisfatto né pienamente raggiunto.

Così Maggiani, poeta di raffinata ricettività, sa far camminare insieme le traslucide apparizioni di una dimensione remota e stellare e la pura testimonianza di un sincero, istintivo amore per la vita, inesplicabile dono sempre colmo di domande irrisolte, di richieste ambiguamente irresolubili; e i suoi versi si trasformano, diresti, in docili sensori che fanno balenare lampi formicolanti, singolari corrispondenze, inaudite analogie: insomma, inaspettati e sorprendenti istanti, angoli interni – cioè illuminazioni quasi impercettibili e, tuttavia, fulminanti e rivelatrici – che all’improvviso risplendono e che s’interconnettono con l’energia della realtà intera: facendo per un attimo coincidere – col sostegno di una miracolosa meraviglia – lo spazio e il tempo, il relativo e l’assoluto, il minimo e l’infinito; e, infine, la parola e la vita.

Roberto Maggiani, Angoli interni. Prefazione di Roberto Deidier. Passigli editori, Firenze, pp. 144, euro 16,50.

Un pensiero su “La costruzione dello sguardo. Su “Angoli interni” di Roberto Maggiani – di Mario Fresa

  1. Desidero ringraziare Mario Fresa per la sua recensione, percorre il libro in modo sapiente e con sguardo, oserei dire, amorevole. Ringrazio anche carteggiletterari.it per l’ospitalità e per la bella impaginazione. A tutti auguro buone feste.

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