FLASHES E DEDICHE – 117 – IL DESERTO DELLA PALOMBA

Più di un anno fa parlavo di “Mancanza”, bel libro di Ilaria Palomba (http://www.carteggiletterari.it/2018/03/01/flashes-e-dediche-80-la-palomba-e-la-sua-fiaba-feroce/ ), da qualche mese è disponibile “Deserto” (Fusibilia 2019), nuovo testo poetico uscito dopo l’ottima prova in prosa di “Disturbi di luminosità”. La luce continua ad insinuarsi nei versi palombiani e se, nel precedente articolo, vedevo un gioco vorticoso tra buio e crepuscolo, la virata dell’autrice sembra essere decisamente verso la cecità del mondo. Non è una predilizione del nero, dell’oscuro, tutt’altro ;  bisogna interpretare il lavoro come un’apertura verso una luce interna invisibile agli altri. La Palomba è nuda, Goyanamente desnuda. Nudo è il deserto che ci mostra e che, paradossalmente, non è deserto, è abitato, è vivo, è dolore e miseria umana. Palomba è un’autrice coraggiosa, passa da “vestida” a “desnuda” senza pudore o vergogna della sofferenza quotidiana, personale, che ogni percorso vitale può riservarci. Non è obbligatoria una cura definitiva, una resezione mentale; le patologie quotidiane convivono con noi, con i nostri orologi, con i versi di una brava poetessa e narratrice che avrà ancora molto da raccontarci.

 

 

Qualche volta ho bisogno di morire,
disse. E i capelli si sciolsero in corvi.

*

La solitudine nei muri
ciò che resta dell’attesa.
Devi giurarmi
farai in brandelli
l’immagine sepolta
nell’antica memoria
e giura sul sangue,
accecami e guardami dentro.

*

Cercavi un rifugio nel bosco
e trovavi i suoi occhi
nel riflesso della pioggia.
Per sempre si appartiene ai carnefici.
*

Negli incavi tra le tue dita
muoiono cinque rose,
tre ne rinascono sul ponte
e le spine lambiscono i piedi.
Adesso cammina sul sangue,
fa di me una croce.

 

 

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