Uscito nella scorsa primavera nella collana Zeta (a cura di N.Vacca) dei Quaderni del Bardo, questo bel libro di Giuseppe Perrone si presta ad una piacevole lettura, scorrevole, onesta. “L’ora del buio” è un’ora che non arriva, perchè la stiamo già vivendo e soffrendo. Perrone affronta, con coraggio, i temi legati all’oscurità interiore, al cedimento e alla caduta dell’uomo naturale; un lavoro centrato sull’assenza di luce ma, al contempo, alla possibilità di camminare nel buio, cadendo senza mai cedere o fermarsi lungo un percorso. Perrone utilizza un linguaggio e un dettato diretto, senza troppi abbellimenti o figure retoriche complicate; si nota invece un utilizzo tagliente della parola, quasi come se questa fosse l’unica soluzione per illuminare. Perrone assiste ma non in maniera passiva al disfacimento della società e dell’umanità, non soltanto osserva, cerca di controbattere, non conosce il termine “arrendersi”. Il tutto si esemplifica in un verso che esplode improvviso : ” Alla fine di tutto, qualcosa si salverà”. Tra le macerie del mondo si aggira un poeta pronto a ri-costruire.
Preludio
Vorrei che fosse preludio
Non so di cosa
Le parole mi dettano incertezza
mi consigliano timore
Vorrei che fosse preludio
Forse l’affrancarsi da un mondo
come prigione
Forse la libertà da un sogno
troppo irreale
Vorrei che fosse preludio
Di una cosa semplice, senza virtù
Eppur vera
Ecco, sì
Preludio di verità
Non ideale d’amore
Di qualcosa per cui morire
Preludio di verità
°°°
Profondo e solo
il pensiero sul limite
Tra abisso e cielo
perdizione e rinascita
Profondo e solo
il pensiero sul filo del dubbio
Tra ferita e cicatrice
amarezza e letizia
Senza paura