FLASHES E DEDICHE – 112 – IL CHIARO BUIO DI PERRONE

Uscito nella scorsa primavera nella collana Zeta (a cura di N.Vacca)  dei Quaderni del Bardo, questo bel libro di Giuseppe Perrone si presta ad una piacevole lettura, scorrevole, onesta. “L’ora del buio” è un’ora che non arriva, perchè la stiamo già vivendo e soffrendo. Perrone affronta, con coraggio, i temi legati all’oscurità interiore, al cedimento e alla caduta  dell’uomo naturale; un lavoro centrato sull’assenza di luce ma, al contempo,   alla possibilità di camminare nel buio, cadendo senza mai cedere o fermarsi lungo un percorso. Perrone utilizza un linguaggio e un dettato diretto, senza troppi abbellimenti o figure retoriche complicate; si nota invece un utilizzo tagliente della parola, quasi come se questa fosse l’unica soluzione per illuminare. Perrone assiste ma non in maniera passiva al disfacimento della società e dell’umanità, non soltanto osserva, cerca di controbattere, non conosce il termine “arrendersi”. Il tutto si esemplifica in un verso che esplode improvviso : ” Alla fine di tutto, qualcosa si salverà”. Tra le macerie del mondo si aggira un poeta pronto a ri-costruire.

 

 

Preludio

Vorrei che fosse preludio

Non so di cosa

Le parole mi dettano incertezza

mi consigliano timore

Vorrei che fosse preludio

Forse l’affrancarsi da un mondo

come prigione

Forse la libertà da un sogno

troppo irreale

Vorrei che fosse preludio

Di una cosa semplice, senza virtù

Eppur vera

Ecco, sì

Preludio di verità

Non ideale d’amore

Di qualcosa per cui morire

Preludio di verità

 

°°°

 

Profondo e solo

il pensiero sul limite

Tra abisso e cielo

perdizione e rinascita

 

Profondo e solo

il pensiero sul filo del dubbio

Tra ferita e cicatrice

amarezza e letizia

 

Senza paura

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