A squarciagola / À gorge dénouée, Ghérasim Luca

Si ripropone un testo pubblicato il 1° febbraio 2015, divenuto purtroppo attuale.

di Daniela Pericone

copertina Gherasim Luca

Ci sono versi che modificano la nostra percezione delle cose, imprimono uno scarto ai pensieri, ribaltano prospettive. Siamo tanto più grati alle parole del poeta capace di tali scardinamenti se i tempi che viviamo costringono a interrogativi sempre più serrati – altrimenti destinati a cadere nel vuoto – sulla valenza dei principi di libertà della nostra civiltà, forse con troppa leggerezza ritenuti acquisiti e inattaccabili. Eccoci invece costretti a fare i conti con la nostra vulnerabilità di fronte alla violenza, alla barbarie di chi questi principi non riconosce, anzi disprezza e mira ad annientare spargendo morte.

Il poeta rumeno di lingua francese Ghérasim Luca pubblica nel 1973 il libro Il Canto della carpa (Le Chant de la carpe, Le Soleil Noir, Paris), che contiene versi d’estrema attualità rispetto ai recenti atti di terrore e orrore perpetrati da vecchi e nuovi fondamentalismi. Versi che tornano a imporre la loro dirompenza con  l’incisività del genio preveggente.

La poesia A squarciagola (À gorge dénouée) raccoglie il seme di tale violenza e lo interpreta con il solo mezzo a disposizione del poeta, lo scavo della lingua, la sua de-costruzione in cerca di altri significati (altre facce del prisma della realtà), sensi meno ovvi o superficiali, incardinati nelle parole, nelle radici etimologiche e foniche dei lessemi.

Tutta la poesia è giocata sulla ricorsività di sintagmi e strofe e sulla presenza di varie diadi di termini (dai suoni coincidenti) contenuti interamente l’uno nell’altro o in un terzo termine-chiave, come a dire che la radice di significato di una parola (e del frammento di realtà che la parola designa) è da ricercare, da scoprire nei legami fono-simbolici tra gli elementi di una lingua.

L’intera struttura si costruisce intorno a questi versi, ricorrenti al centro di ogni strofa: “Accouplé  à la peur / […] // le cou engendre le couteau // et le Coupeur de têtes / suspendu entre la tête et le corps // […]”. L’effetto voluto dal poeta si mantiene anche nella versione italiana (grazie alla traduzione di Alfredo Riponi e Rita R. Florit, in Ghérasim Luca, La fine del mondo, Joker 2012) e colpisce allo stomaco con la crudezza della sua verità: “Accoppiato alla paura / […] // il collo genera il coltello // e il Tagliatore di teste / sospeso tra la testa e il corpo // […]”.

Da qui si genera e diparte tutta una serie di vocaboli che specificano, approfondiscono e complicano il tema fondamentale del testo: Cri/crime, boue/bouche, terreur/erreur, sacré/massacre, ecc. Fino all’acme del verso finale “éclate de mou rire” (tradotto con “muore in un fiacco riso”), là dove l’allusione a un ulteriore significato è più sottile e insidiosa se non va a concretizzarsi in un termine specifico, bensì è affidata a un suono, perché mou rire ha la stessa pronuncia di mourir, ossia la risata, l’ironia, estrema arma dell’intelligenza, non può che apparire molle, priva di reale mordente se la sua voce coincide con quella della morte.

 À gorge dénouée

Accouplé à la peur
comme Dieu à l’odieux

le cou engendre le couteau

et le Coupeur de têtes
suspendu entre la tête et le corps

comme le crime
entre le cri et la rime

*

Accouplé à la peur
comme le cri au crime

le cou engendre le couteau

et le Coupeur de têtes
suspendu entre ma tête et son corps

comme l’égorgeur à la gorge

*

Accouplé à la peur
comme la boue à la bouche

le cou engendre le couteau

et le Coupeur de têtes
suspendu entre sa tête et mon corps

comme la terreur à l’erreur

*

Accouplé à la peur
comme le sacré au massacre
le cou engendre le couteau

et le Coupeur de têtes
suspendu entre sa tête et son corps

comme le corbeau
entre le cor et le beau

*

Accouplé à la peur
comme les larmes
entre mon initiale et ses armes

le cou engendre le couteau
et le Coupeur de têtes
suspendu entre ma tête et mon corps

comme la vie dans le vide

*

Accouplé à la peur
entre la vie et le vide

le cou engendre le couteau

et le Coupeur de têtes
suspendu entre la tête et le corps

éclate de mou rire

*
A squarciagola

Accoppiato alla paura
come Dio all’odioso

il collo genera il coltello

e il Tagliatore di teste
sospeso tra la testa e il corpo

come il crimine
tra il grido e il limine

*

Accoppiato alla paura
come il grido al crimine

il collo genera il coltello

e il Tagliatore di teste
sospeso tra la mia testa e il suo corpo

come lo sgozzatore alla gola

*

Accoppiato alla paura
come il fango alla gola

il collo genera il coltello

e il Tagliatore di teste
sospeso tra la sua testa e il mio corpo

come il terrore all’errore

*

Accoppiato alla paura
come il sacro al massacro
il collo genera il coltello

e il Tagliatore di teste
sospeso tra la sua testa e il suo corpo

come il corvo
tra il corno e la voce

*

Accoppiato alla paura
come le lacrime
tra le mie lettere e le rime

il collo genera il coltello
e il Tagliatore di teste
sospeso tra la mia testa e il mio corpo

come la vita nel vuoto

*

Accoppiato alla paura
tra la vita e il vuoto

il collo genera il coltello

e il Tagliatore di teste
sospeso tra la testa e il corpo

muore in un fiacco riso

(traduzione di Alfredo Riponi e Rita R. Florit)

da Ghérasim Luca, La Fine del mondo (Poesie 1942-1991), Joker, 2012 (trad. di Alfredo Riponi, Rita R. Florit e Giacomo Cerrai)

Ghérasim Luca (Salman Locker) nasce a Bucarest nel 1913 da una famiglia ebrea.  Studia e viaggia in Europa, alla fine degli anni trenta inizia a frequentare a Parigi i circoli surrealisti e ne fonda uno nel suo paese. Adotta la lingua francese nella volontà di rompere con la lingua d’origine. All’instaurazione del comunismo nel 1947 tenta di lasciare la Romania con l’amico Dolfi Trost, ma vi riesce solo qualche anno dopo, passando per Israele raggiunge Parigi nel 1952, città che non lascerà più. Il 9 febbraio 1994 decide di porre fine alla sua vita gettandosi nella Senna. Tra le sue opere: Le Vampire passif, Éditions de l’Oubli, Bucarest 1945; Héros-Limite, Le Soleil Noir, Paris 1953; La Fin du monde, Editions Petitthory, Paris 1969; Le Chant de la carpe, Le Soleil Noir, Paris 1973; Paralipomènes, Le Soleil Noir, Paris 1976.

5 pensieri su “A squarciagola / À gorge dénouée, Ghérasim Luca

  1. Grazie per l’intelligente-attuale analisi di questa poesia…

    «Fino all’acme del verso finale “éclate de mou rire” (tradotto con “muore in un fiacco riso”), là dove l’allusione a un ulteriore significato è più sottile e insidiosa se non va a concretizzarsi in un termine specifico, bensì è affidata a un suono, perché mou rire ha la stessa pronuncia di mourir, ossia la risata, l’ironia, estrema arma dell’intelligenza, non può che apparire molle, priva di reale mordente se la sua voce coincide con quella della morte.» (D P)

    «Éclate de mou rire». Il verso finale è giocato sull’assonanza fonetica «mou rire / mourir»; «muore (scoppia) in un fiacco riso». (FdM, p. 107)

    È vero, l’ironia (l’humour) non può mai coincidere con la morte, invenzione puramente umana, ma con il suo annullamento, raddoppiamento. L’espressione «éclater de (mou) rire» non poteva essere resa che spostando la morte su «éclater». Scoppiare, ma anche schiattare (dal ridere), oppure morire. Era assolutamente necessario mantenere il «mourir», così come la collisione, l’urto fonico tra «mou» e «éclater»

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