di Ilaria Grasso
Oggi più che mai la parabola del figliol prodigo andrebbe riconsiderata ed eventualmente riattualizzata se necessario con qualche accorgimento. Questa poesia di Gaia Giovagnoli rappresenta una parte del reale abbastanza ampia di cui pochi forse sono realmente consapevoli. Chi la scrive è una donna e nei versi non si fa menzione di una mamma o di un padre, solo un fratello. In ragione di ciò il testo evoca considerazioni più ampie che fanno riferimento più che altro a un modello dal quale si riesce a svincolarsi ahimè con immensa difficoltà. La questione del genere o dell’Edipo non mi sembrano così fondamentali all’interno del testo. La voce poetica qui si prende carico alla pari sia della parte maschile che della parte femminile dello schema. L’assenza di un padre o meglio di un riferimento solido in senso affettivo e culturale e valoriale hanno generato frammentazione e lotte fratricide. Questo è il dato di fatto da cui partono i versi e la riflessione a fare da eco. Un’intera generazione al momento è in difficoltà e vive in una condizione di profondo disagio. Il padre, ampliando il significato meglio dire la famiglia, se presente, assume le fattezze di “ammortizzatore sociale” e al tempo stesso “padrone”. Si duplica da secoli lo schema e a nulla è valsa la contestazione operata negli anni anche se ne riconosce lo sforzo e la difficoltà. Nei versi di chiusura della poesia l’unica prospettiva per uscirne è il senso di fratellanza e di comunità. Un accogliersi tra coetanei per dirsi quanto inutile possa essere una guerra al posto di un costruttivo, compassionevole e umanissimo dialogo.
Io non sono il figliol prodigo:
dietro ogni passo
c’è la mia testa china
Nel giorno del figlio che torna
vedrò solo il torto
di una strada ripresa
la carezza mai data a chi resta
Gli dirò: bentornato fratello
It’s been a long time
-che hai contestato il padre
che non trovavamo
che hai rovesciato il collo
Per mordere il polso
-chiederò al capriccio
delle scarpe macchiate
It’s a been a long time
-ti ho letto quel niente e l’assenza
Il dubbio che è germinato
Tu perdonami il male che esonda:
da schiavo ti abbraccio
da fratello affamato
sgolerò la carne gonfia del vitello
stringendo te
TERATOPHOBIA – ‘Round midnight edizioni
In foto : Gaia Giovagnoli fotografata durante “Parco Poesia 2014”