InVersi Fotografici – Della solitudine del respiro

                                      Il mare non è mai stato amico dell’uomo.

Tutt’al più è stato complice della sua irrequietezza

(da Cuore di Tenebra di Joseph Conrad)

Marlow: Che bizzarra cosa la vita – questo misterioso congegnarsi di implacabile logica in vista di uno scopo tanto futile. Il più che se ne possa sperare è una certa qual conoscenza di se stessi – che giunge troppo tardi – e una messe di inestinguibili rimpianti. Ho lottato con la morte. È la contesa meno eccitante che immaginar si possa. Ha luogo in un grigiore impalpabile dove non s’ha più nulla sotto i piedi, nulla tutt’attorno; senza spettatori, senza clamori, senza glorie; senza un gran desiderio di vincere e senza gran paura della sconfitta, in un’atmosfera malaticcia di scetticismo tiepido, senza una gran fede nel proprio diritto, e ancor meno in quello dell’avversario. Se questa è la forma suprema della conoscenza, allora la vita è un enigma ancor piú oscuro di quanto non vogliano credere certuni.

No, è impossibile, impossibile comunicare ad altri la sensazione viva di un momento qualsiasi della nostra esistenza, quel che ne costituisce la verità, il significato; la sua sottile e penetrante essenza. È impossibile. Si vive come si sogna: perfettamente soli.

La solitudine di questo InVerso fotografico è la solitudine di Kurtz e dei suoi demoni, che si rispecchia nella solitudine delle figure di Ikeya, sprofondate nel silenzio del mare e messe a contatto con la forza del proprio istinto alla vita. Eppure si nasce soli, soli si pensa e da soli si decide della propria vita. Da soli si sogna e in solitudine ci si concede l’oblio del ricordo.

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“Breath” di Tomohide Ikeya è una serie fotografica che pone domande sul concetto di bisogno, di privazione, interrogandosi sugli elementi necessari della vita.

Nel momento della perdita ci rendiamo conto

del valore reale delle cose.

Il respiro normalmente avviene in modo automatico, tanto è vero che per la maggior parte del tempo ne siamo inconsapevoli. Solo nel momento della mancanza d’aria ci rendiamo conto dell’importanza di quest’ultima.

Aspiro – Aspirare – A?

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Queste immagini mostrano le differenti reazioni degli esseri umani di fronte alla perdita e alla privazione forzata. Sott’acqua si svela il vero attaccamento alla vita: alcuni aspettano solo di morire senza opporre nessuna resistenza, altri cercano di ritrovare il controllo sull’elemento. Tomohide Ikeya si serve dell’acqua, come fosse una tela, per dipingere un percorso di ritorno al ventre materno, in uno stato di pre-coscienza dominato dall’istinto alla vita.

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 Guarda il video:


Tomohide Ikeya è un fotografo giapponese nato a Kanagawa nel 1974. Nel 1999 si appassiona alla fotografia subacquea, un tipo di fotografia che sembra più una tecnica pittorica. Nel 2000 diventa assistente del fotografo CARATS (Katsuji Tkasaki). Continua poi la carriera da freelance lavorando a progetti fotografici privati, tra cui Breath. Con il progetto Wave ha indagato il rapporto tra natura e uomo ed è stato premiato con l’International Photography Awards nel 2007 e il Prix de la Photographie di Parigi. Nel progetto Moon invece l’acqua, nell’entrare in perfetta armonia con la luna, ha una connotazione magicamente poetica.

di Cinzia Accetta

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