Come a beato confine, Stefano Guglielmin. Note di lettura

comeabeatoconfine

di Daniela Pericone

 Stefano Guglielmin, come a beato confine, Book Editore 2003

Una continuità di interrogazione motiva il dire poetico di Stefano Guglielmin in come a beato confine (Book Editore, 2003), il rovello sulla natura della coscienza individuale, lo scavo della pulsione che porta a dire “io” e tutto ciò che attiene alle rifrazioni del sé, in primis l’intento di distanziarsi dall’“io” fino a sentirlo “altro”.

È illuminante seguirne la parabola speculativa, quella di una parola sapida e precisa che avverte la necessità di un primo imprescindibile passo verso la conoscenza annullando il sé: “io dovrebbe” […] “alla prima persona singolare / oscurare lo specchio”, ossia il tentativo di pensare e osservare spogli della prospettiva egotica della propria singolarità. Per proseguire poi alla luce di questa visione altra e affondare nella fisicità dell’esistente, nei suoi succhi, nei suoi umori grevi. Fino al compimento dell’attraversamento, al riconoscimento del tu (“io dunque / e dunque tu”), rinnovata com-prensione del noi.

Compiutezza di uno sguardo che da rarefatto si prosaicizza nella parte conclusiva, nella matericità dei luoghi dove le interrogazioni avanzano come blocchi di parole, mattoni di una concezione eretta  per tentare di “dare tregua alla fame”.

*

io dovrebbe
dal suo esilio
piegare verso l’orizzonte
farsi cosa dai quattro cantoni
e
alla prima persona singolare
oscurare lo specchio

*

io dovrebbe
vagare al laccio d’un cavallo
a dondolo per croste e nervi e
corse d’altra natura
scrivere di quella cosa che la luce tarla

*

io dovrebbe
sopra il taglio planare
e nudo leggere pessoa
il pluriverso

oppure

spiantare il taglio, il tempo
fare del luogo il luogo
da cui non esista uscita
lì sostare crescendo
scorza e polpa, le dita dentro
il volo

*

nell’assurdo che crepa
l’ostia e il tempo, io s’invena
come topo in fuga nei sifoni
pregando nella corsa l’ombra
e l’infanzia che riluce

*

l’azzurro volta in vino
la sua corsa così che io
seguendone pacifico l’arco
possa dalla sorgiva staccare
la radice del suo piede
a nuovo rivo egli s’avvia
come a beato confine

*

io seme parola prato
arto malato
io che
io quando
io dunque
e dunque tu
benedetto a sete e fame
a ruggine che in lievito muta
palpito e misura

*

e si apre
ascolta, si apre
il nostro sangue
al sorridere buono dei prati
alla singola piaga
come al serpe e all’aquila
possibilità e destino

*

e d’altro canto i bambini dappertutto e le
donne dappertutto e i folli dappertutto e
le madri dappertutto e dappertutto le
parole la poesia e gli animali dappertutto
i vuoti dappertutto e i modi in cui
dappertutto preferendo questo quello
scompare

*

metti che avesse covo in europa il
terrorismo a milano per esempio a parigi
e gli arabi dunque tirassero bombe
dappertutto per cacciare il male il fare
anarchico il tarlo che mina l’equilibrio la
pace universale e metti che il popolo
locale gente qualunque scegliesse la
montagna la guerra partigiana per
vincere l’orrore immagina le parole che
dovresti usare il tono della voce il viso
per spiegare a tuo figlio tutto questo per
dare tregua alla sua fame


Stefano Guglielmin è nato nel 1961 a Schio (VI), dove vive e lavora. Laureato in filosofia, è insegnante di lettere. Ha pubblicato i libri di poesia Fascinose estroversioni (Quaderni del Gruppo Fara, 1985), Logoshima (Firenze Libri, 1988), come a beato confine (Book Editore, 2003), La distanza immedicata / The immedicate rift (Le Voci della Luna, 2006), C’è bufera dentro la madre (L’arcolaio, 2010), Le volpi gridano in giardino (CFR Edizioni, 2013) e i saggi Scritti nomadi. Spaesamento ed erranza nella letteratura del Novecento (Anterem, 2001), Senza riparo. Poesia e finitezza (a cura di G. Fantato, La Vita Felice 2009), Blanc de ta nuque. Uno sguardo (dalla rete) sulla poesia italiana contemporanea (Le Voci della Luna, 2011) e Le vie del ritorno. Letteratura, pensiero, caducità, Moretti&Vitali, Bergamo, 2014. Dirige le collane di poesia “Laboratorio” per le edizioni “L’arcolaio”, “Segni” per “Le Voci della Luna” e, con M. Ferrari e M. Morasso, “Format” per “Puntoacapo Editrice”. Gestisce il blog di poesia “Blanc de ta nuque”.

2 pensieri su “Come a beato confine, Stefano Guglielmin. Note di lettura

Rispondi