I luoghi e le scritture (rubrica di Antonio Devicienti): stampare a mano

…e, talvolta, i “luoghi” delle “scritture” possono essere una stanza dentro cui c’è un torchio per la stampa a mano e, dentro scaffali e cassetti, sgorbie, bulini, matrici già incise o ancora da incidere, carte di differenti grammature, tagli e filigrane, boccette d’inchiostro, repertori di caratteri alfabetici mobili in diversi metalli…

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…perché tesserò qui l’elogio della stampa a mano proprio in un’epoca che vira decisamente verso supporti digitali ed elettronici e proprio dalle pagine di una rivista on line.

…le Edizioni dell’ombra di Gaetano Bevilacqua sono una di quelle realtà, solide e bellissime, che coltivano, testarde, una tradizione tipografica la quale proprio nel nostro Paese vanta un passato che sarebbe limitante definire soltanto illustre.

…Gaetano frequenta per due anni le lezioni di calcografia di Francesca Fornerone e il laboratorio di tipografia tenuto da Lucio Passerini presso il Civico Corso di Arti Incisorie di Milano – all’inizio del 1990 dà vita a un progetto cullato da tempo e che prende il nome di Edizioni dell’ombra; egli è insegnante di inglese in una scuola lombarda, ma decide di tornare nella sua città natale, Salerno, e di coltivare la propria passione egualmente rivolta alla stampa, alla grafica e alla poesia.

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…l’ombra allude alla discrezione e al lavoro silenzioso e paziente, a un’attività senza clamori né enfasi, ma dalle basi intellettuali e concettuali precise: la bellezza di un libriccino o di un’incisione non è e non deve essere per nulla qualcosa di limitatamente, diciamo così, estetico: tale bellezza deve scaturire anche da un progetto, da una coscienza artistica e civile, da una collaborazione tra tipografo-incisore e autore, da un atto artigianale e anche, mi vien fatto di pensare, d’antica cultura contadina la quale, attenta alla coltura del campo, ha conservato l’idea di una “decenza quotidiana” che s’esprime in atti discreti colmi di dedizione e di attenzione.

…Gaetano Bevilacqua sceglie così uno o due, tre testi poetici, crea lui stesso l’incisione o le incisioni che accompagneranno i testi, oppure chiede collaborazione ad altri artisti, stampa a mano, taglia a mano, cuce i fogli.

Blok, Yeats, Deidier, Longega, Loi, Sinisgalli e tantissimi altri sono gli autori di cui le Edizioni dell’Ombra hanno stampato i testi.

Brancaforte, Baglivo, Zevola, Sortini, Napoleone sono solo alcuni degli incisori e fotografi che hanno creato le opere visive che dialogano con i testi.

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… legittimamente Gaetano sottolinea che ogni suo “libretto” (così li chiama) è un’esperienza sensoriale complessa: c’è la filigrana della carta, il gioco delle alette della copertina o anche i tagli a mano nella copertina stessa, ci sono i solchi e le rugosità e ancora della carta, ma anche delle lettere stampate dal torchio, delle acqueforti o delle incisioni, le quali, a toccarle con delicatezza, offrono avvallamenti, sinuosità, appena percettibili curve o convessità – l’occhio gode dei colori, degli affioramenti alla vista delle fibre, delle immagini impresse, della forma delle lettere, delle variazioni persino del nero o del blu fondo con cui sono stampati alcuni testi, i titoli, o i nomi degli autori: ché il nero non è immobile nella sua apparente uniformità, ma cangiante, non foss’altro che per l’inclinazione con cui la mano del lettore-contemplatore espone alla luce una pagina o una copertina…

…l’orecchio ode il fruscìo delle pagine, l’odorato percepisce i peculiari odori di carte preziosissime.

…e io, estimatore dei libretti di Gaetano Bevilacqua, ne evidenzio qui il valore di atti concreti contro la volgarità e il pressappochismo; stiamo imbruttendo noi stessi e il mondo: le Edizioni dell’Ombra, apparentemente piccolissime e defilate, offrono una possibilità, un’indicazione – è compito del lettore cercare quelle opere che significhino riscatto del pensiero dalla volgarità montante.

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…Gaetano, nella sua Salerno, si dedica giorno dopo giorno a un lavoro che, tra l’altro, lo mette in contatto con molte persone che, come lui, vogliono, nell’apparente silenzio ognuna della propria ricerca interiore e artistica, di dare un senso alla parola “bellezza” che, ripeto, è anche atto civile ed etico.

…ma c’è una bellezza ulteriore e una fascinazione nel leggere la descrizione delle opere già create, nel ripetere a sé stessi nomi che paiono arcani e favolosi: le carte, Hahnemühle Amatruda di Amalfi Fabriano, i caratteri, spesso associati nella stessa opera, Garamond Caslon e Promotor Times & Bodoni (e potrei continuare), le tecniche, xilografia, acquaforte, acquatinta, acquerello, maniera nera, gli strumenti di stampa, tirabozze da banco torchio calcografico oppure torchio a mano – e, soprattutto, l’uso dei caratteri mobili, gutenberghiana pazienza del comporre il testo parola per parola, suono per suono, carattere per carattere…

…dall’officina dell’artista salernitano escono anche i suoi acquerelli e stampe e disegni; egli usa disegnare e colorare agende, quaderni, taccuini “moleskine” illudendo ciascuno di noi che sia facile crearsi un mondo colorato e ricolmo di segni, ché anche queste sue realizzazioni sono capolavori e le pagine ancora intoccate quando il quaderno o il taccuino è arrivato tra le mani di Gaetano divengono un universo plurale, trasformandosi in compagni preziosi che illuminano e confortano la mente.

Suggerisco due “link” da esplorare e godere; è dagli spazi cui essi conducono che ho tratto le immagini che corredano il mio articolo:

 The Afternoon Press         Edizioni dell’Ombra

 

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