Pablo Neruda ~ tre poesie da “tu, piccolo infinito” #poetiepoesie

La poesia deve recuperare il legame con il lontano lettore, deve camminare nell’oscurità e incontrarsi con il cuore dell’uomo, con gli occhi della donna, con gli sconosciuti della strada, di quelli che a una certa ora del crepuscolo o in piena notte stellata hanno bisogno magari di un solo verso … Bisogna perdersi fra quelli che non conosciamo affinché raccolgano le nostre cose sulla strada, dalla sabbia, dalle foglie cadute mille anni nello stesso bosco …” – Pablo Neruda

Tre poesie di Pablo Neruda da “tu, piccolo infinito – poesie per giovani innamorati” a cura di Donatella Ziliotto, con un pensiero di Daniele Silvestri, tradizione del testo spagnolo a fronte di Giuseppe Bellini, Salani Editore.

  • Amore, quante strade

Amore, quante strade per giungere a un bacio,
che solitudine errante fino alla tua compagnia.
I treni continuano a rotolare soli con la pioggia.
A Taltal ancora non albeggia la primavera.

Ma tu ed io, amor mio, siamo uniti,
uniti dai vestiti alle radici,
uniti d’autunno, d’acqua, di fianchi,
fino a essere solo tu, sol io uniti.

Pensare che costò tante pietre che trascina il fiume,
la foce dell’acqua del Boroa,
pensare che separati da treni e da nazioni

tu ed io dovevamo semplicemente amarci,
confusi con tutti, con uomini e con donne,
con la terra che pianta ed educa i garofani

  • Per il mio cuore …

Per il mio cuore basta il tuo petto,
per la tua libertà bastano le mie ali.
Dalla mia bocca arriverà fino al cielo
ciò che era addormentato sulla tua anima.

In te è l’illusione di ogni giorno.
Giungi come la rugiada alle corolle.
Scavi l’orizzonte con la tua assenza.
Eternamente in fuga come l’onda.

Ho detto che cantavi nel vento
come i pini e come gli alberi di nave.
Com’essi sei alta e taciturna.
E ti rattristi d’improvviso, come un viaggio.

Accogliente come una vecchia strada.
Ti popolano echi e voci nostalgiche.
Mi sono svegliato e a volte emigrano e fuggono
uccelli che dormivano nella tua anima.

  • Ode al giorno felice

Questa volta lasciatemi
essere felice.
Non è successo nulla a nessuno,
non sono in alcuna parte,
accade solamente
che son felice
in tutte le parti
del cuore, camminando,
dormendo o scrivendo.

Che ci posso fare? Sono
felice,
son più innumerevole
dell’erba
nelle praterie,
sento la pelle come un albero rugoso
e sotto l’acqua,
sopra gli uccelli,
il mare come un anello
alla mia cintura,
fatta di pane e di pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.

Tu al mio fianco sulla sabbia
sei sabbia,
tu canti e sei canto,
il mondo
oggi è la mia anima:
canto e sabbia, il mondo
è oggi la tua bocca,
lasciatemi
nella tua bocca e nella sabbia
esser felice,
esser felice perché sì, perché respiro,
e perché tu respiri,
esser felice perché tocco
il tuo ginocchio
ed è come se toccassi
la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.

Oggi lasciate
me solo
esser felice,
con tutti o senza tutti,
esser felice
con l’erba
e con la sabbia,
esser felice
con l’aria e con la terra,
esser felice
con te, con la tua bocca,
esser felice.

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Pablo Neruda (Parral 1904 – Santiago del Cile 1973), poeta. Dopo gli esordi letterari si dedica alla carriera diplomatica e a quella politica. Esiliato nel 1948 per motivi politici, viaggia anche in Italia, soggiornando a lungo a Capri, dove scrive Los versos del Capitán (1952). Rientrato in Cile, diventa sostenitore di Salvador Allende che, eletto Presidente della Repubblica nel 1970, lo nomina ambasciatore del Cile in Francia. Nel 1971 viene insignito del premio Nobel per la letteratura. Tra le sue opere, le raccolte: Veinte poemas de amor y una canción desesperada (1924), Residencia ne la tierra (1927), Canto general (1950), Todo el amor, Poesía politica (entrambi del 1953), Estravagario (1960), Memorial de Isla Negra (1964) e il libro di memorie Confieso que he vivido (1972).

In copertina: autografo di Pablo Neruda, fonte:Wikipedia.

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