Il gigante gentile e la piccola Sofia

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Quando un film è ben fatto ma appare privo di anima, a che cosa assiste lo spettatore? E che cosa è l’anima in un film? Forse la creatività, la fantasia, l’innovazione, il desiderio di percorrere sentieri nuovi e di offrire la possibilità a chi guarda di acquisire occhi vergini per intraprendere qualcosa di ignoto. Qualcosa lontano dal già visto. Simili sensazioni affiorano dopo la visione del nuovo film di Steven Spielberg, “Il GGG – Il grande gigante gentile”, dal romanzo di Roald Dahl. Una produzione Walt Disney Pictures con Amblin Entertainment e altre realtà, tra Stati Uniti, Regno Unito e Canada.

La storia dell’incontro tra l’orfana Sofia (la ragazzina Ruby Barnhill) e un gigante gentile, in un mondo di giganti stupidamente feroci e di umani spesso non meno crudeli, segue percorsi prevedibili e non emoziona. La sceneggiatura di Melissa Mathison, che ha firmato “E.T.” e “Kundun” ed è morta nel novembre 2015, qui si sposa con una regia professionale ma priva di ali, in un compendio di situazioni che non sorprendono.

L’indubbia qualità degli effetti speciali, delle scenografie di Rick Carter (Oscar per “Avatar” e “Lincoln”), delle musiche di John Williams, della fotografia di Janusz Kaminski, dei costumi di Joanna Johnston e del montaggio di Michael Kann è al servizio di uno spettacolo per famiglie che non meraviglia quasi mai. La carta dei sogni e degli incubi avrebbe potuto essere valorizzata appieno ma sceneggiatura e regia si accontentano del minimo sindacale in termini di creatività.

La recitazione in motion-picture del britannico Mark Rylance, premio Oscar per il riuscito “Il ponte delle spie”, sempre di Spielberg, funziona e alcune scene risultano gradevoli. Tuttavia, quella che molti definiscono l’imprevedibilità del cinema, o qualcosa del genere, non sfiora le immagini di “GGG”. Dalle caverne ai mondi fantastici, il lavoro artigianale è notevole, non sostenuto però dal linguaggio filmico e narrativo.

Marco Olivieri

Dalla rubrica Visioni del settimanale “100novepress”, 5 gennaio 2017.

Le immagini sono tratte dalla pagina Facebook in italiano del film.

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