Inediti – Marco Mantello

io sono un poeta
io sono inumano
io sono un caso di selezione avversa
del primitivo e del razionale
dal religioso e dal secolare
la mia poesia é diversa
da Dioniso Mitra e Bromio
dalla laicitá, dall´etica, dalla morale
quando diventano il manicheo
o un manicomio. Io conosco me stesso
e tutto quello che torna dal mare

Il giglio bianco il catrame nero
il sasso piatto e il paguro vuoto
la rete rossa con l´escremento
Il legno umido, il sughero intero,
il riccio aperto e il cristallo eroso
di una bottiglia che non si apriva
assieme a chele, ai gabbiani e al vento
e a tutti i resti del leviatano esploso
dopo che l´onda era tornata a riva



Dopo l´ultimo Ryan Air notturno
mentre i diavoli dal monte della croce
abbandonavano la crosta terrestre
e i tutti cristi braccavano l´avversario
implorandolo di riportare in terra
solo il male sufficiente e necessario
a umanizzare il diritto di guerra
Ero in casa, in camera mia
e ascoltavo le grida di qualcun altro
fissando un nuvolo di veli e teste
che spuntavano piano dalle finestre
alla ricerca di una bocca aperta.
Ma quella notte non c´era nessuno in strada
solo le grida di provenienza incerta



Non avevano bisogno di capire
come stillano le birre le infermiere
o canzoni come “with your deep blue eyes
pretty full of prejudice”
per un popolo che non si guarda in faccia
ci volevano tragedie universali
sorelline di cinque anni
che cadevano come stelle morte
Parlare di costi ai funerali
mutando la guerra in pace
piú o meno perpetua
prevedere debiti ammortamenti il male
con un minimo di attenzione ai posti
che posteranno la prossima estate
con un occhio al mare
con un occhio ai monti
con un occhio al nuoto
e uno alla statua di marmo
che doppia i corpi nelle tue foto

(ph Orfeo Soldati)

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