A occhi aperti: intervista con Jean Aquaviva

Letteratura e arte, immagini in parole, storia raccontata mentre accade, al presente, dal protagonista. Quasi un film da leggere ad occhi aperti. (Editrice Zona, ordinabile in ogni libreria e online)

A occhi aperti

Un libro di Jean Aquaviva

 

L’intervista

 

Come è nato questo libro?

In origine, il testo non è stato concepito per essere pubblicato, ma per motivi sentimentali. Una decina di anni fa ho scritto un racconto di circa 40 cartelle, che corrisponde al Secondo Quadro dell’opera, e che non ho più toccato per molti anni, se non per apportare la correzione dei refusi e fare un lavoro di editing. Non vedevo come poter andare avanti, perché il racconto mi sembrava concluso in modo soddisfacente. Se avessi voluto pubblicarlo, avrei dovuto creare altri racconti dello stesso genere, oppure scrivere il sequel, in modo da arrivare a un minimo di pagine necessario per andare in stampa. Due anni fa ho deciso di riprenderlo in mano, e di scrivere una nuova redazione, ma il finale mi piaceva, e non volevo raccontare il seguito. Ho cercato lo spunto per un altro racconto ma, destrutturando il testo, immergendomi, mi è venuta l’ispirazione per il prequel, e così ne è scaturita la redazione del Primo Quadro. Poi, ho ampliato il Secondo Quadro e infine creato collegamenti, concetti e parole che hanno una certa ricorsività in entrambi i quadri.

 

Qual è la trama di “A occhi aperti”?

Preferisco non dire di più di quanto ci sia scritto nella sinossi del libro: “Il critico d’arte di origini còrse Daniel Sinclair, che vive nel quartiere milanese di Brera, è uno studioso della pittura post-impressionista. Impegnato nella scrittura di un saggio su Van Gogh, si reca a Copenaghen in compagnia di Sonia, la sua amante. Qui incontra lo scrittore francese Pennac – il cui nonno paterno è còrso – e l’amico psicoterapeuta David, grazie ai quali il ricordo delle radici famigliari assume il carattere di una vera e propria riconciliazione con il passato. Daniel si sposta poi in Francia, a Tolosa e ad Albi, ospite degli amici Andrea e Sara, per approfondire lo studio di Toulouse-Lautrec: ma l’artista basca Marika spariglia le carte in tavola. Una serie di avvenimenti porterà Sinclair a vedere il volto feroce, senza veli o deformazioni, delle sue relazioni con l’altro. Su tutta la vicenda si riverberano i quadri dei due artisti prediletti, quasi numi tutelari che accompagnano il protagonista nel suo percorso catartico, di maturazione e consapevolezza.”

 

L’opera è adatta solo per intenditori d’arte o si rivolge al grande pubblico?

Durante la stesura del testo, ho cercato di rendere fruibile a tutti la descrizione dell’arte pittorica di Van Gogh e Lautrec, e spero di aver ottenuto questo risultato incorporando le opere citate nella narrazione, quasi fossero personaggi simbolici in cui si specchiano i personaggi in carne e ossa. Pertanto, ritengo il libro adatto a ogni pubblico di lettori e, d’altronde, i feedback e le prime recensioni che mi sono pervenuti confermano questa mia valutazione. L’opera, a ogni modo, si prestava a una strutturazione multimediale, dove la parola scritta poteva essere associata a immagini iconiche dell’arte dei due artisti, infatti per un po’ di tempo io, Piero Cademartori (direttore commerciale di Zona) e Silvia Tessitore (direttore editoriale di Zona) siamo stati indecisi sul format da dare al libro. Inizialmente avevo pensato di inserire nel testo alcune immagini rappresentanti opere di Van Gogh e Toulouse-Lautrec, dato che il protagonista, in certi punti del romanzo, si dilunga in descrizioni quasi saggistiche di alcuni quadri dei due artisti. Ma, come è noto, le immagini a colori sono piuttosto onerose per un libro di narrativa, e quelle in bianco e nero avrebbero inficiato la visione dei lettori. Inoltre, se avessimo inserito le immagini, il romanzo avrebbe rischiato di essere percepito come un libro illustrato, pertanto avrebbe perso la sua forma più consona, quella di opera in prosa. Perciò, in conclusione, abbiamo preferito pubblicarlo nella forma tradizionale, convinti che il testo abbia una sua autonomia narrativa che permette di fruirne pienamente indipendentemente dalla visione dei quadri dei due artisti a cui accenna.

 

A quale genere letterario appartiene “A occhi aperti”?

Non è un’opera di genere. A dir la verità, non lo considero nemmeno un romanzo. Di certo, se lo classifichiamo come tale, è un romanzo atipico. Infatti, potrei dire che è un romanzo di formazione, un romanzo artistico, un romanzo sentimentale, un romanzo erotico, un thriller psicologico ma… in realtà non aderisce, in senso pieno, a nessuna di queste definizioni. Attraversa ma va oltre questi generi letterari. Non mi sono ispirato a nessuna opera e a nessun autore contemporanei o del passato. Ho scritto quello che emergeva dal mio personaggio. Ho cercato di entrare nella sua vita, sia in modo empirico, sul piano delle azioni, sia in modo corporale, sul piano delle sue sensazioni fisiche, dei suoi pensieri, delle sue emozioni. E, in certi frangenti, tutto questo assume connotati anche spirituali ossia indefiniti, perché quel che gli succede è il presagio di un mistero insondabile.

 

Come è strutturato il libro?

L’opera è suddivisa in due parti: il Primo Quadro, dedicato a Vincent Van Gogh, e il Secondo Quadro, dedicato a Henri de Toulouse–Lautrec. I quadri si aprono con un frammento lirico che condensa in poche righe parole, locuzioni, concetti chiave che si troveranno nella narrazione e che corrispondono a temi ricorrenti delle opere dei due artisti. Seguono i capitoli, sette per quadro.

Il Primo Quadro, “L’embrione di un cielo stellato (5 – 11 luglio 1999)”, è ambientato tra Milano e Copenaghen, e si svolge nel 1999, anno in cui si stava creando l’unione monetaria europea, l’euro. Il tema dell’identità personale contrapposta a quella dell’Europa, il rapporto tra nazione e stato, tra piccole patrie e federazioni, specchia il conflitto interno al protagonista, un còrso trapiantato prima a Parigi e poi a Milano, con tutti i problemi identitari che ne conseguono.

Il frammento lirico posto in apertura al Primo Quadro, di fatto l’incipit del romanzo, è intrinsecamente legato all’arte di Van Gogh:

Oscurità che avvolge la terra. Cielo di vortici d’aria scura, densa, carica di forza cieca, che s’insinua lungo cespugli d’erba e covi di grano, li tende come funi, li fa fluttuare nell’etere. Cielo che circonda le stelle, ne spande la luce in onde circolari che si dileguano in tortuosi, veementi flussi pastosi bluastri. Tronchi d’albero salgono in grovigli verso la volta celeste, s’inerpicano aspirando al cielo le chiome dei cipressi, la natura tutta anela con cupa violenza a tornare alla casa del padre, alla patria universale da cui piante animali e uomo sono discesi sulla Terra.”

Come si evince dal sottotitolo al Primo Quadro:  “(5-11 luglio 1999)”, la storia narrata si svolge in sette giorni: una settimana, da lunedì a domenica. Ogni capitolo corrisponde a un giorno, e la narrazione parte dal mattino e si conclude di sera, generalmente al momento di andare a letto a dormire. Lo stesso schema si ripete nel Secondo Quadro.

I capitoli del Primo Quadro si intitolano:

  1. Tycho Brahe o l’empatia
  2. Il daimon
  3. Il fuoco usato con saggezza
  4. Orsini e Pennacchioni
  5. Nella città libera
  6. L’emergere del sommerso
  7. In pellegrinaggio

Il Secondo Quadro, “L’angelo infrange il guscio (19 – 25 marzo 2001)”, è ambientato in Francia, tra Tolosa e Albi; è passato circa un anno e mezzo dal Primo Quadro, e non sappiamo cosa sia successo al protagonista. Il 2001 è l’anno del centenario della morte di Toulouse–Lautrec, che in Francia è stato ricordato con varie iniziative. La tematica principale, in questa parte dell’opera, non è più l’identità personale e collettiva, bensì l’amore. Il frammento lirico che apre il quadro, infatti, enuncia i contrasti tra l’amore vissuto solo in modo carnale, e quello romantico, quasi trascendentale:

“L’amore. Il grande assente nelle sere al Moulin Rouge, nelle alcove delle maisons closes. Corpi privi di passione, intenti ai riti della toilette, della vestizione, del trucco, delle noiose attese dei clienti. Corpi esautorati della loro anima, corpi senza un angelo che li possa guidare. E anonimi i corpi dei clienti, deformati dalle luci al neon, pallide caricature di una persona. L’anima anela a infrangere il vaso e a incarnarsi in questi corpi, renderli vivi, pronti a correre il rischio feroce di amare, della bufera che brucia e divora, che dona una voce e che apre gli occhi alla violenza della verità.”

I capitoli del Secondo Quadro si intitolano:

  1. Istinti riflessi
  2. Deformità e appetiti
  3. L’arte degli angeli
  4. Domande
  5. Sgretola la carne
  6. Io sento che ci sei
  7. Risveglio

 

Quali sono le caratteristiche della lingua usata nel romanzo? Quali strumenti espressivi ha usato?

La lingua utilizzata è, nelle mie intenzioni, versatile e rifinita, in modo da essere aderente al contesto. Ogni quadro è aperto da un frammento lirico e contiene, di fatto, tre poesie, che completano la storia portandola su un piano emotivo – simbolico. La narrazione presenta molti dialoghi, scritti in un italiano parlato, fermo restando che il protagonista, talvolta, per deformazione professionale tende a parlare come un “libro stampato”. La descrizione delle opere di Van Gogh e Lautrec avviene, in alcuni casi, con inserti quasi saggistici, appropriati alla critica d’arte ma sempre filtrati dal soggettivismo del protagonista. Infine, e forse questa è la caratteristica formale più distintiva dell’opera, la narrazione avviene su due piani: quello cosciente, che è preponderante e costituisce l’ossatura del testo;  e quello semicosciente, dove il reale si confonde con l’immaginazione, lo stato di trance o addirittura il sogno: in questi inserti, evidenziati dal corsivo, la lingua assume un registro alto con connotati lirici.

 

Qual è la tecnica narrativa che ha utilizzato? E su quale piano si pone la narrazione?

Il protagonista, Daniel Sinclair, narra la storia in prima persona, al presente e, come ha scritto lo scrittore e artista Gian Ruggero Manzoni nella sua recensione al testo, “quello di Aquaviva è romanzo che racconta la crescita e la maturazione di un personaggio, portando alla luce le sue emozioni, i suoi sentimenti, i progetti, le azioni, componenti viste fin dal loro nascere dall’interno. La messa in discussione del sistema di regole morali e comportamentali, la predisposizione ad innamorarsi, l’irrequietezza, portano il protagonista della storia ad emanciparsi, a progettare il proprio futuro con maggiore slancio, quindi a compiere sempre nuove esperienze. A questo punto gli ostacoli incontrati divengono “valori simbolici” al fine di acquisire sempre maggiore conoscenza di sé in rapporto agli altri. Al termine di tali prove, Daniel Sinclair chiude un processo di formazione e conquista uno stato di consapevolezza interiore che gli muterà il proseguo dell’esistenza. Perciò importante l’indagine psicologica dei personaggi trattati da Aquaviva, e molto avvincente la trama.”

 

Dove si può acquistare il romanzo “A occhi aperti” (ed. Zona)?

Essendo distribuito in tutta Italia, il volume si può ordinare in ogni libreria. Alcune librerie medio-piccole, però, potrebbero avere qualche problema a reperire il testo in breve tempo, dipende dal fornitore a cui attingono; di certo le librerie Feltrinelli, Mondadori, Libraccio-Ibs sono in grado di far arrivare il libro in pochi giorni. Il romanzo è acquistabile anche tramite le librerie online e Amazon (https://www.amazon.it/occhi-aperti-Jean-Acquaviva/dp/8864388168)

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