di Ilaria Grasso
Questa poesia mi è capitata tra le mani casualmente e scioglie molti nodi del pensiero femminile se lo si rapporta a quello maschile. Prima di tutto affronta il concetto di merito e quello di potere nelle relazioni; grandi assunti filosofici e ideologici da cui partire per andare in prima istanza verso l’emancipazione e in seconda verso la liberazione. Sono due concetti e due termini reputati molto simili sia nel femminismo storico e ahimè forse ancora in quello attuale. Ci si emancipa da qualcosa o da qualcuno ma la libertà è un concetto assoluto che non prevede relativismi di ogni sorta. In questi versi magnifici di Bianca Garufi, precisamente nella prima e corposissima parte, troviamo, simboli e rimandi zooantropomorfici e luoghi comuni che attengono alla donna “preda” o “vittima”. Man mano che leggiamo i simboli lavorano e si associano alla nostra storia con un’ampia valenza empatica ma saranno i versi finali, come un fulmen risolutivo a farci fare il salto d’evoluzione. Se a leggere è una donna può rispecchiarsi nell’io poetante e lavorare su se stessa; specularmente il lettore uomo potrà comprendere la libertà delle donne e provare anche lui a trovare un suo percorso in autonomia e finalmente maturo.
COME AVRESTI POTUTO
Sono stata cavalla
mucca farfalla
Sono stata una cagna
una vipera un’oca
Sono sempre stata tutte le cose mansuete
e ampie della terra
il vuoto del corno che chiama alla guerra
l’oscuro tunnel dove sferraglia il treno
la caverna a notte dei pirati
Sono sempre stata quella che sempre deve essere là
una certezza quadrata
Sono stata tutto ciò che poteva servirti
a prendere il volo
sono stata anche tigre
cima e voragine
strega
sacra e terribile bocca dentata
Come avresti potuto altrimenti
essere tu il cacciatore
l’esploratore
l’eroe dalle mille avventure?
Sono stata persino terra e luna
Perché tu potessi metterci
il piede sopra
E adesso
questa ruota si è fermata
devo adesso fare una cosa
mai fatta forse mai esistita
una cosa per te ma
soprattutto per me
per me sola
tanto autentica e nuova
che trema persino il volto della vita.
Da SE NON LA VITA – All’insegna del pesce d’oro di Vanni Scheiwiller