Boicottare il Salone del Libro?

Al Salone del Libro è polemica.

Anche se Nicola Lagioia assicura che non è prevista nessuna iniziativa sul libro dedicato a Salvini, Christian Raimo si dimette dal Comitato editoriale per la presenza della casa editrice Altaforte (ma dice che andrà al Salone). Wu Ming, Carlo Ginzburg, Zerocalcare, al contrario, annunciano che non andranno al Salone, per non dividere lo spazio con i fascisti.

Personalmente, rispetto sempre i boicottaggi, perché sono un’arma nonviolenta e rappresentano un comportamento che esprime una obiezione di coscienza. Tuttavia, per esserci un boicottaggio contro una istituzione, credo che occorra dimostrare che l’istituzione abbia potuto compiere una precisa scelta. In questo caso, pur rispettando chi decide di non andare in luoghi dove sono presenti neofascisti, mi sembra che la polemica sia infondata e dovuta al fatto che dopo lo stupro di Viterbo si è parlato di far chiudere Casa Pound per apologia di fascismo (due cose che non sono minimamente collegate). Se ogni casa editrice è libera di fare richiesta per avere uno stand al Salone del Libro, non vedo come si possa proibire la presenza di Altaforte. Se la legge prevede la pubblicazione di libri in qualche modo collegati a posizione fasciste, e la presenza di partiti come Casa Pound (ed è di questo che occorrerebbe discutere: fino a che punto è lecito lasciare libertà di associazione e pubblicazione?), disertare perché è presente Altaforte, è un po’ come non andare alla tribuna elettorale perché è invitato uno di Casa Pound (o Forza Nuova) regolarmente candidato (lo fece un certo Turigliatto, da Vespa: prese e se ne andò vedendo uno di Forza Nuova). A me sembra un suicidio della sinistra.

La vera polemica, in my opinion, era da fare nel 2008 quando il Salone accettò Israele come ospite d’onore: lì fu una scelta politica, perché potevano rifiutarsi, e accettandola venivi cooptato nella propaganda israeliana che voleva far festeggiare in Europa i 60 anni di Israele (anche al salone del libro di Parigi Israele ottenne di essere ospite d’onore: la propaganda israeliana è potente). Ma lì molti scrittori di sinistra si espressero a favore di Israele ospite d’onore (senza alcun corrispettivo per i palestinesi, che al contrario ricordavano 60 anni dalla Nakba, e che alcuni intellettuali, pochi, volevano quanto meno invitare nella stessa posizione di Israele).

Oggi credo che occorra accettare il fatto che in tutta Europa ci siano formazioni di estrema destra che si rifanno a Mussolini o Hitler in modo più o meno esplicito, e che evitare il confronto, o chiedere di vietare i loro cortei, i loro stand al salone del Libro, è un’arma a doppio taglio, che forse taglia soprattutto chi si proclama antifascista.

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