Lo sguardo di Giulia Niccolai sull’arte

di Giampaolo De Pietro

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Appena portata a termine una lettura che mi ha nutrito per qualche settimana, a chiusura dell’estate: dato che si tratta di un dono, vien voglia di farne dono.

Le due sponde (Spazio/Tempo – Oriente/Occidente) è un libro di Giulia Niccolai, uscito nel 2006 per l’editore Archinto. L’autrice riflette e medita, portando con sé tra le pagine chi ha scelto di seguirla, mentre compie un percorso, il proprio, per l’appunto – dinnanzi alle opere e dunque ai “misteri” degli artisti più importanti che l’hanno accompagnata nella sua formazione e maturità, nel cammino spirituale che, da poeta dallo sguardo attentissimo alle opere pittoriche di differenti periodi e “scuole”, la condurrà alla conoscenza del Buddhismo tibetano e al conseguimento dei suoi differenti “passaggi-risultati”; sì da decidere, dopo tempo, di scrivere questo libro, con in mano e in bagaglio la sua esperienza fatta di “coincidenze e raggiungimenti”: non vi è mai “assolutismo né noia da conoscitore-critico d’arte” che voglia impartirci chissà quali nozioni a discapito dell’arte stessa. Vi è, invece, l’offerta di una chiave, una delle sue, di suggerimenti e suggestioni, nonché di “scoperte” rivelate con la generosità di chi le ha vissute con passione e rispetto per ciascun punto della mappa che siamo atti a seguire (ciascuno la propria piccola importante parte). La sorpresa è sempre dietro l’angolo, ma si conquista, nel tempo e con la ricerca (nonché con la Rinuncia, passo primo e durissimo di un cammino nel Buddhismo) certosina di una poeta, poi monaca e dunque “rilevatrice di verità”. Molto denso e compiuto il capitolo sulla luce. Non è volontà di chi scrive svelare passi e sorprese di questa lettura, singolari incontri con artisti e loro opere in particolare – che tracciano poi una particolare fase o tappa dell’autrice, nella sua comprensione del mondo (della realtà, nel tempo e nello spazio in una ricerca, quella buddhista – ricerca e pratica – che si pongono dinanzi al tempo e allo spazio può anche dirsi in modo nuovo? Altro, e nuovo, sì, lo abbiamo detto, rischiando di apparire generalisti e superficiali, vogliate perdonarmi semmai avrete anche soltanto sfiorata questa impressione).

Una mia passione in comune con Giulia Niccolai è quella per l’artista David Hockney. Ho avuto la fortuna di ristabilire un contatto con Magritte – che mi era stato “offerto” in una chiave – posso dirlo? – un poco “vecchia”, per me poco interessante e/o stimolante. Più o meno lo stesso con de Chirico.

Pur trattandosi di un personalissimo tracciato attraverso e con la pittura, l’autrice non potrà far a meno di “passare” anche per il cinema.

Mi piace trascrivere qui alcuni passaggi-e-paesaggi colti dalla lettura del libro di Giulia Niccolai.

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Il desiderio di scrivere questi testi è maturato con l’età, dopo i sessant’anni, quando, guardandomi indietro nel tempo, mi fu possibile percepire con chiarezza quali fossero gli artisti che mi avevano dato di più, quelli che sentivo quali veri e propri compagni di strada, quelli, cioè, che mi avevano aiutato a crescere, a comprendere me stessa e il mondo, nonché a viverci, per quanto possibile, con maggiore consapevolezza.

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(Da Appunti su Hokusai)

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Nei molti anni in cui ho giocato con l’idea di scrivere qualcosa su Magritte, ho sempre pensato che avrei iniziato il testo raccontando come – visitando per la prima volta il museo di una città fino ad allora a me estranea – vedendo un quadro di lui (senza sapere che ce l’avrei trovato), la sorpresa mi provocasse una felicità talmente eccessiva e infondata, da spiazzarmi.

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(Da Appunti su Magritte e Jim Dine)

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Duchamp potrebbe benissimo aver già eliminato in sé la dualità maschile/femminile.

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(Da Appunti su Duchamp)

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Sia il silenzio che il tempo immobile dell’immagine hanno a che fare con l’eternità e con questa sua possibile e accettata definizione: l’eternità è assenza di tempo. Assenza della successione illimitata degli istanti.

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Ma non è certo facile individuare uno spiraglio o trovare un appiglio che ci permettano di penetrare gli enigmi e le visioni di de Chirico.

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(da Appunti su Hopper e de Chirico)

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O Goya in quel suo Autoritratto con gli occhiali che si trova al Museo di Castres in Francia. Egli ci guarda con l’occhio sinistro al di sopra della montatura metallica e sghemba dei suoi occhialini rotondi – mentre l’occhio destro rimane incorniciato nel suo cerchietto argentato – con una diffidenza interrogativa, accentuata dalla piega amara della bocca.

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Come ci sono pittori capaci di dipingere l’aria, Rembrandt è capaci di dipingere l’anima.

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(Da Appunti su de Chirico e sull’autoritratto)

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Così, dalla metafisica della luce, che è accompagnata da una mistica della luce, fiorirebbe un’estetica della luce. Ma il procedimento può anche avvenire, apparentemente, in senso inverso.

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Per fare un altro esempio, analizzando La cena in Emmaus di Caravaggio (1596-1599), Hockney ci suggerisce di osservare il braccio destro fortemente scorciato di san Pietro e quello del Cristo al centro. La mano di Cristo ha le stesse dimensioni di quella di Pietro, mentre dovrebbe essere più vicina all’osservatore, e la mano destra di Pietro sembra più grande della sinistra, che invece è in primo piano (…)

(Da Appunti sulla luce, Carracci, Van Eyck, Dürer e Hockney)

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In entrambi i casi ciò che si prova è un vero, intenso senso di meraviglia – quando sentiamo di avere una particolare empatia con il quadro preso in esame.

Meraviglia composta di gioia, sorpresa e un desiderio di adesione totale.

Sorpresa e gioia, o gioia della sorpresa – e l’ingenuo piacere di lasciarsene prendere – sono sensazioni dell’infanzia: quando, ad esempio, si riceveva un regalo inaspettato.

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Quando cominciai a pensare questo libro, l’idea di poter finalmente rendere omaggio a certi pittori che mi avevano dato moltissimo (aiutandomi anche a capire un po’ di più il mondo), mi fece credere che avrei potuto ringraziare anche altri artisti – che avevano però sempre lavorato nel campo visivo – come Fellini, ad esempio, o il grande fotografo Luigi Ghirri (…)

(Da Appunti su Sánchez Cotán e su de Chirico)

 

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