Salvatore Castellino, pittore
Dicendogli: “Tu sei il più pittore” non credo di suscitare alcuna obiezione o di abbassare l’onore di chi dipinge altro. E’ comune luogo di imperfezioni una sola parola, pittore, usata in Sicilia anche per gli imbianchini. Ora dato che le affermazioni si pagano col tributo delle spiegazioni, tenterò al meglio di spiegarvi che grado di magia può restituire un’immagine. Partiamo da una figura di donna. Volutamente bella. E pensiamo a cosa può darsi. O a cosa potremmo dare noi in cambio di questa sospesa e serena bellezza. In cambio di un attimo eterno in cui stare fermi per sempre a farci ammirare. Esattamente come la rosa che ci fa contemplare Dante da uno spiraglio di Paradiso. Il pittore Castellino, non solo l’ha dipinta, le ha dato figura, ma ha avuto il coraggio di appoggiarci le mani per plasmarle il viso. E non per stendere il colore, ma bensì per darle un viso. Lo strato visibile infatti è di carta. Carta spessa, di colore scuro, come quella usata ai tempi per impacchettare le cose dal droghiere. Utilizzando l’acqua dei colori per ammorbidirla. Perché l’incarnato è di ombre tenui, e così l’ha restituito. Avvalendosi di matite ed acquarelli ed altre polveri dalla grana visibile. Questo gesto di scuola plastica e non pittorica è lo stesso che ha suggerito a Castellino di strappare la carta con un taglio verticale che casca dall’occhio. Strappare per rinvenire altro. Oro e porpora. Elementi alchemici della più nobile dinastia.
Sebastiano Adernò
L’ha ribloggato su adranos's.