Le parole della fine – a cura di Laura Liberale e Giovanna Zulian – Luisa di Savoia

LE PAROLE DELLA FINE

Luisa di Savoia, di Claude Aveline
(traduzione di Laura Liberale)

L’altera Luisa di Savoia, madre di Francesco I, aveva per massima: “Dio mi ha dato delle ali, io volerò e riposerò”. Non sopportava che si parlasse di morte in sua presenza. Ma una sera, lei già vecchia e malata, dal suo letto vide, al di là del vetro, una luce inspiegabile che illuminava tutta la stanza. Fece aprire la finestra: era una cometa. “Ah!”, disse, “ecco uno di quei segni non destinati a individui d’infimo rango. Dio li manifesta per noi grandi. Richiudete la finestra: è una cometa che mi annuncia la morte; bisogna dunque prepararsi”. All’alba fece chiamare il suo confessore. I dottori, sorpresi, tentarono di convincerla che le sue condizioni non giustificavano tali misure. Ella rispose: “Se non avessi visto quel presagio, potrei crederci, dato che non mi sento affatto così giù”. E morì tre giorni dopo. Degli esperti, avendo consultato il Catalogus Cometum e le date della cometa in questione, dichiararono che essa comparve soltanto tre settimane dopo. Il che non cambia per nulla la faccenda.

Digressione: Comete e altri presagi di morte, da Mahābhārata, 6, 2, 16 sgg.; 6, 3, 1 sgg. (secondo l’edizione critica), traduzione dal sanscrito di Laura Liberale

Contesto narrativo: la vigilia della disastrosa guerra fratricida tra Pāṇḍava e Kaurava.

O sommo sovrano, in questa guerra vi sarà grande carneficina, poiché ora vedo dei presagi di terrore: interi stormi di falchi, avvoltoi, corvi e aironi con fenicotteri si radunano in cima agli alberi; gli uccelli osservano deliziati dalla feroce battaglia; gli animali carnivori si ciberanno delle carni di elefanti e cavalli. Le gru, che annunciano il terrore con i loro tremendi versi, si disperdono dal centro verso le regioni meridionali. Vedo costantemente entrambi i crepuscoli, quello che precede e quello che segue: all’alba e al tramonto, il sole è coperto da nubi. Esse, dal triplice colore, bianche e rosse ai bordi e scure al centro, lampeggiano e avvolgono il sole, che, insieme a luna e asterismi, ho visto fiammeggiare indistintamente giorno e notte. Ciò porterà alla distruzione. Nel giorno di plenilunio del mese di Kārttika (ottobre-novembre), la luna fu invisibile, senza splendore, o del colore del fuoco, e della stessa tinta il firmamento. Rovesciati, eroici e valorosi signori della terra, sovrani e principi dalle armi simili a mazze, giaceranno morti. Percepisco nell’aria, di notte, il tremendo grido di cinghiali e gatti intenti a lottare. Le immagini degli dèi tremano e ridono e vomitano sangue dalle bocche e traspirano e cadono. O re, i tamburi risuonano senza percussione, i grandi carri dei principi-guerrieri avanzano senza giogo. Corvi, picchi, ghiandaie, avvoltoi, pappagalli, gru e pavoni emettono dei versi spaventosi. Vedo, all’alba, centinaia di furiosi cavalieri armati e corazzati, e sciami di locuste. A entrambi i crepuscoli, i punti cardinali appaiono ardenti e piovono sangue e ossa (…) Il segno sulla luna risulta spostato, il che sarà causa di grande terrore. Nel cielo privo di nubi è udito incessantemente un rombo spaventoso (…) Le vacche generano asini e i nuovi nati si accoppiano con le madri; gli alberi della foresta mostrano fiori e frutti fuori stagione. Le donne gravide e le figlie dei re generano orribili animali carnivori, uccelli, rane e antilopi. Nascono creature malevole con tre corni, quattro occhi, cinque zampe, due organi sessuali, due teste, due code, zannuti, dalle fauci spalancate che emettono versi di cattivo auspicio; e cavalli con tre zampe, quattro denti, cresta e corna. Inoltre, nella tua città, le spose di quanti recitano i Veda sono viste dare alla luce aquile e pavoni (…) Alcune donne generano quattro o cinque figlie che, appena nate, danzano, cantano e ridono (…) I fiori di loto e ninfea crescono sugli alberi e ovunque i venti soffiano con violenza, senza mai cessare. La terra trema di continuo; Rāhu afferra il sole e il pianeta chiaro (Ketu)[1] si ferma dopo aver superato la costellazione Citrā (…) Una terribile cometa raggiunge la costellazione Puṣya e lì resta (…) I fiumi invertono il corso e la loro acqua si trasforma in sangue. I pozzi schiumanti mugghiano come tori e cadono meteore, accompagnate da trombe d’aria e fulmini.

[1] Rāhu e Ketu corrispondono, rispettivamente, ai nodi lunari ascendente e discendente. Sono detti “pianeti-ombra”, in quanto non hanno un vero corpo fisico. Rāhu è il demone responsabile delle eclissi di sole e luna, che vengono spiegate miticamente come un divoramento, un inghiottimento.

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