Carteggi juke-box: Una donna per amico – Lucio Battisti

“Una donna per amico” fu pubblicato come singolo – in abbinamento a “Nessun dolore” – il 14 ottobre del 1978 sotto etichetta discografica “Numero Uno”: dopo una settimana raggiunse la prima posizione nella top-10 della classifica settimanale – che riuscì a mantenere fino a metà gennaio – e risultò, dopo “Stayin’ Alive” dei Bee Gees, il secondo singolo più venduto quell’anno in Italia. Nell’omonimo album di appartenenza, tutti i brani furono composti dal cantautore di Poggio Bustone (Rieti) insieme al paroliere Mogol e sciorinano le complicate relazioni e interazioni nel rapporto uomo-donna. Il testo di “Una donna per amico” – che descrive una sincera amicizia divenuta amore – fu composto e dedicato, da Mogol, a una sua cara amica di nome Adriana. In apertura, Battisti canticchia il motivetto della canzone accompagnandosi alla chitarra; segue una breve – e riconoscibile a tutti – introduzione strumentale che precede l’inizio del canto. L’album – esempio del pop-rock di fine anni ’70 – assicurò a Battisti il maggior numero – che va indefinitamente dalle seicentomila al milione – di copie vendute in tutta la sua carriera.

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Può darsi ch’io non sappia cosa dico,
scegliendo te – una donna – per amico,
ma il mio mestiere è vivere la vita
che sia di tutti i giorni o sconosciuta;
ti amo, forte, debole compagna
che qualche volta impara e a volte insegna.
L’eccitazione è il sintomo d’amore
al quale non sappiamo rinunciare.
Le conseguenze spesso fan soffrire,
a turno ci dobbiamo consolare
e tu amica cara mi consoli
perché ci ritroviamo sempre soli.

Ti sei innamorata di chi?
Troppo docile, non fa per te.

Lo so divento antipatico
ma è sempre meglio che ipocrita.
D’accordo, fa come vuoi. I miei consigli mai.
Mi arrendo fa come vuoi
ci ritroviamo come al solito poi

Ma che disastro, io mi maledico
ho scelto te – una donna – per amico,
ma il mio mestiere è vivere la vita
che sia di tutti i giorni o sconosciuta;
ti odio forte, debole compagna
che poche volte impara e troppo insegna.

Non c’è una gomma ancor che non si buchi.
Il mastice sei tu, mia vecchia amica.
La pezza sono io, ma che vergogna.
Che importa, tocca a te, avanti, sogna.
Ti amo, forte, debole compagna
che qualche volta impara e a volte insegna.

Mi sono innamorato? Sì, un po’.
Rincoglionito? Non dico no.
Per te son tutte un po’ squallide.
La gelosia non è lecita.
Quello che voglio lo sai, non mi fermerai
Che menagramo che sei,
eventualmente puoi sempre ridere poi

Ma che disastro, io mi maledico
ho scelto te – una donna – per amico,
ma il mio mestiere è vivere la vita
che sia di tutti i giorni o sconosciuta
;
ti amo forte, debole compagna
che qualche volta impara e qualche insegna.

Marta Cutugno

https://m.youtube.com/watch?v=78OC2rErUL0

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