di Ilaria Grasso
Giorni addietro sono stata a Ritratti di Poesia e sul palco la figura di Jenni Mitchell mi è apparsa come una mistica che dopo averne passate tante si è impadronita di tutta la forza che un’anima può possedere. Era vestita in modo semplice. Aveva i jeans e un copricapo meraviglioso. Era di un’eleganza interiore che ti metteva in pace con il mondo solo a guardarla. Il suo sorriso era incantevole e rasserenante. Ciò che andiamo leggendo non è solo un inno di liberazione ma anche e soprattutto un invito a trasformare ogni cosa che la vita ci offre, anche il dolore o la schiavitù, per farne qualcosa di meraviglioso. Non voglio utilizzare la tanto abusata “resilienza” perché le parole che leggo in questa poesia di Mitchell mi portano a comprendere la profondità del lavoro che lei e tante come lei hanno fatto e che dobbiamo fare prima di tutto su noi stessi e sul nostro pensiero per fare sì che possa emergere una verità più limpida, più cristallina, più soave. Questa è una poesia sinestetica. La poeta infatti sceglie parole che hanno a che fare con il tatto, con l’udito e ovviamente con il suono, uno dei materiali di cui è fatta la poesia. Sentire qualcosa vuol dire anche percepire e l’operazione necessita di un moto che ha a che fare con il cuore e con l’anima. Molti e molte si vestirebbero da vittime dopo aver subito un’ingiustizia o una nefandezza ma questo io poetante no. E lo fa con eleganza insegnandoci con dolcezza cosa vuol dire impadronirsi della propria natura, impreziosendo anche le ferite più terrificanti. Con coraggio avanza in profondità dentro sé stessa e nel mondo a farsi esempio o “modello” proprio come accade in sartoria e come evocano gli atti di cui si compone questa splendida poesia.
CANZONE PER UNA EX-SCHIAVA
Ha un abito fatto di musica
modulata lungo l’orlo,
le note alte nelle cuciture.
Un inno esaltante
adorna il corpetto
di puro pizzo.
Il cuore è cucito con amen altisonanti,
il dorso una linea curva
di alleluia.
È fiera a sufficienza per tenere
il proprio applauso
infilato in una piega della vita.
La gonna oscilla libera
quando lei cammina
a mostrare l’assenza di catene.
Ha un abito fatto di musica.
Da HER LOST LANGUAGE – Indigo Dream Publishing
Traduzione di Giorgia Sensi