Vista dalla luna

La recensione di Rita Bompadre

“Vista dalla luna” di Chandra Livia Candiani (Salani Editore) è un invisibile e impalpabile itinerario intorno alla consapevolezza del mondo rappresentato con la luminosità sotterranea dell’accorata dignità dell’infanzia. La poetessa diffonde la luce attraversando la coscienza dell’intenso vedere oltre e trasportando il bagaglio sentimentale nella materia spirituale e reale, nella trasposizione simbolica di oggetti e di immagini, nell’astrazione di un sentire profondo e vicino ai bambini, percepito con i loro occhi, nel vivo conflitto emotivo. Gli impulsi e le incessanti aritmie del cuore irradiano la sensitività, orientano nell’altrove le sensazioni di ogni vulnerabilità e contro le minacce l’autrice pone empaticamente il suo accento poetico come sostegno e libera la rabbia dell’ignoranza ricambiandola con la saggezza.

Lo stile ancorato alle sofferenze e alle speranze esprime la nobile consistenza di chi, esente da colpe e incapace di concepire il male si affida all’istintiva familiarità dei luoghi e delle persone amate. I bambini con la loro evocativa presenza sono consumati dalla pura discrezione che non trova giustificazione al dichiarato dolore ma che macera ineluttabilmente l’indiscriminata e fredda crudeltà nelle parole, accordate alla scarna attualità.  L’unica protezione in funzione di difesa è il sogno, rifugio nella parte migliore di ogni privata conquista dell’anima. L’invito a intraprendere la via della comprensione, da parte della poetessa, è un’esortazione all’indulgenza astratta dalla realtà degli eventi che conduce ad un’esigenza interiore di desiderio di riscatto e di bene. Le sentenze affettive confermano una forza linguistica universale, nell’ingannevole metafora di ogni fiaba apocrifa  i bambini sono i profeti dall’autentico significato e, capaci di decifrare gli enigmi degli adulti, interpretano una significazione intima elevando l’incisività dello spirito riflesso contro gli ancestrali richiami dagli abissi di ogni negazione alla sensibilità.

 

Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti”

 

Un estratto

Dorme ai piedi del tuo letto Io

come col padrone il cane

che non gli importa se sia buono

o malvagio ma inflessibile lo vuole

duro agli occhi degli altri,

per sé regale.

 

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Signora del Suono

concedimi un tempo inutile

per imbandire una tavola

vuota e servire ai convitati

Questo silenzio, non un altro

attimo, ma la fragorosa apertura

proprio di Questo.

 

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La bambina è blu.

Come le ombre sulla neve.

Conserva le parole in un sacco

buio

apre le parole al vento.

Come una scolara, non vista,

in cortile

parla con l’aria.

 

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La bambina.

Ogni anno una nuova cicatrice.

Le parole

nel forno

diventavano piume.

Nel forno

entrava un destino

e usciva uno spartito

musicale.

 

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Non c’è

nel bambino

parola.

Un silenzio

gli dà la mano.

La stringe.

La sboccia.

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