Un’ andatura per salti è un concetto di per sé polisemico. Presuppone, nonostante l’immagine richiami casualità, l’esistenza di una traiettoria. Una traiettoria la si ricava normalmente utilizzando il triedro fondamentale, nel caso della Ferramosca il triedro è la tripartizione di questo importante libro nelle sezioni “per salti”, “per tumulti”, “per spazi inaccessibili”. “Andare per salti” (Arcipelago Itaca 2017) è un libro che segue una ricerca stilistica precisa, neologismi e giochi sintattici che giocano sul plurisensoriale e forse racchiude, utilizzando una locuzione della Guidacci “poesie per poeti”. La Ferramosca, di cui voglio ricordare tra gli altri il magnifico “Curve di livello”, si cimenta in visioni del mondo attraverso traiettorie instabili e forse per questo più autentiche in quanto imprevedibili, con un punto di vista in itinere quindi dinamico, quindi vivo. Un testo fedele alla impossibilità di delineare cammini ma con la sicurezza di seguire, ad libitum, le tracce sparse di questa realtà impalpabile.
Ora Che mostro viso e braccia aperte
s’accendono i corpi le voci
più libero il pianto più intense le carezze
apro armadi nel petto e
vado per salti
dimentico zaino zavorra
virgole punti de-finizioni
tanto so che l’altrove
mi tiene d’occhio e
dorme la mia bambina delle meraviglie
ancora irrubata dal mondo
intatta nel suo pianeta
cosa devo farci io con questo spudorato pianeta
cosa devo farci con il terribile che infuria
con le solite frasi il solito sgomento
con quella spes ultima illusione
cosa devo farci pure con la poesia
tanto so che la nave
sta trascinando al largo
nel muto acquario dove ci ritroviamo
come all’origine nudi
finalmente originali miseramente
splendidi nel nulla
a Nicole della sera
quando potrò mai raccontarti di Nausicaa
la palla sfuggita sulla riva
il dio naufrago bianco di sale
quell’incontrodestino
quando potrò mai raccontarti di Arianna
del suo filo d’amore e di Penelope
chinapaziente sulla tela
consegnarti l’antico orgoglio di donna
l’arte di piccole cose millenarie
fatte con le mani………………in pace per la pace
quando potrò mai raccontarti dei miei
vecchi giochi cinque piccoli sassi
fatti volare veloci tra le dita
e le biglie lucenti e la campana
– rintocchi le nostre grida –
con le sue linee diritte incise in terra
(complice era la terra nel lasciarsi ferire)
quando potrò mai improvvisare
per te un piccolo teatro
come in quei pomeriggi d’estate
– le vesti rubate ai grandi e un lenzuolo per sipario –
sentirci maghe fate regine
presaghe di ore favolose
(altro tempo a noi sarebbe venuto
grave di luci e d’ombre)
Grazie, Giulio. Poesie per poeti, sì. Cioè per tutti. Perché chi si accosta alla poesia è in grado di riconoscerla, anche se non la scrive, ma solo legge o ascolta, e in questa accezione si può definire poeta. Parlerò anche di questo aspetto antropologico universale della poesia domani, al Salone di Torino , Padiglione 1 , Regione Marche, Arcipelagoitaca Edizioni. Un caro saluto a te e alla redazione tutta,
Annamaria Ferramosca
magari fosse per me sempre festa di Ferragosto in poesia1. il refuso è ovvio: Ferragosto è errore automatico, sta per Ferramosca.
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