Indipendence Day

Vent’anni dopo. “Independence Day – Rigenerazione” riprende il tema dell’attacco alla terra da parte degli extraterrestri in un mondo che, intanto, è cambiato in profondità. Oggi le guerre e il terrorismo condizionano le menti e la minaccia rappresentata da esseri respingenti, provenienti da altri pianeti, alimenta solo in parte le ansie quotidiane come avveniva invece negli anni Cinquanta, nel periodo della guerra fredda, quando l’incubo del conflitto mondiale incideva sull’inconscio collettivo.

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Sarà che, nel frattempo, lo spettatore è diventato meno sprovveduto, ma l’identificazione tra il pericoloso extraterrestre e il terrorista (spesso tra l’altro della porta accanto) appare meno convincente. In più, il regista e sceneggiatore Roland Emmerich (“Independence Day”, “Godzilla”, “Il patriota”, “Stonewall”) non trova una chiave narrativa e registica originale per rianimare il suo vecchio successo e così si assiste al sequel per inerzia, facendo finta di appassionarsi all’intreccio.

La scrittura (cinque gli sceneggiatori) e la direzione si accontentano del minimo sindacale e i personaggi inediti risultano prevedibili, al pari di quelli del precedente film, strappati alla pensione per conciliare le aspettative dei nostalgici con quelle dei nuovi spettatori. Gli effetti speciali, l’azione, i colpi di scena (già visti), le battute dei protagonisti prima di compiere l’impresa, le catastrofi, i miracolosi salvataggi e la retorica dell’unità degli umani contro il nemico: tutto rientra in una miscela super sperimentata e, se si sospende il giudizio, la si può vedere senza difficoltà. Il mestiere c’è ma manca l’inventiva. Gli attori – da Bill Pullman a Jeff Goldblum, Liam Hemsworth, Jessie Usher e  Charlotte Gainsbourg – si adeguano e lo spettacolo scorre senza sorprese.

Marco Olivieri

Dalla rubrica Visioni del settimanale 100novepress (22 settembre 2016).

 

Immagini tratte dalla pagina Facebook del film.

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