Il futuro del Taormina Film Fest

Tempo di bilanci. Il 61esimo Taormina Film Fest si chiude con una valutazione positiva sul piano mediatico e di spettatori al teatro antico. La presenza di star come Richard Gere, Susan Sarandon, Patricia Arquette,  James Marsden, Ellen Pompeo, Rosario Dawson, Rupert Everett, insieme con tanti volti popolari italiani (da Asia Argento e Antonello Venditti a Claudio Bisio, Raoul Bova, Alessandro Siani e Gigi D’Alessio), ha sancito il successo del festival. Così, anche la prossima edizione, nel giugno 2016, sarà affidata alla “Agnus Dei” di Tiziana Rocca e a un comitato artistico (Montini, Nicoletti, Mosca e Niola). Mondanità e operazioni di sicura presa, seppure nel quadro di una situazione difficile sul piano regionale, sono le caratteristiche del nuovo Festival di Taormina.

I nodi critici riguardano la qualità della proposta culturale, i contenuti, le idee e l’identità della rassegna, in un mondo che cambia e si evolve. Che Taormina si debba nutrire anche di divismo, di nomi popolari e di operazioni mediatiche efficaci, nessuno lo nega. Tuttavia, il cinema di qualità sembra ormai lontano da questa rassegna, né si è investito su un’idea che potesse dare nuova linfa e identità al Taormina Film Fest.

É proprio la proposta cinematografica, come modello culturale, che sembra essere esiliata dal festival. Girare il mondo, capire come si sono evolute le altre rassegne, lavorare e costruire in un anno di lavoro, in un quadro regionale più solido, potrebbe essere una buona base di partenza per far rinascere la rassegna cinematografica e, con essa, anche le sezioni teatrali e musicali.

Il concorso internazionale, quest’anno vinto dallo statunitense “Krisha”, e la sezione “Filmmaker in Sicilia”, assegnato a “L’ultimo metro di pellicola” di Elio Sofia, potrebbero essere rilanciati o riconsiderati in una nuova prospettiva: un tema, uno stile, un aggiornamento. Vedremo.

Marco Olivieri Dal settimanale “Centonove”  del 25 giugno 2015.

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