Videopoesia: pregi e difetti di una definizione

Se per video s’intende una sequenza di 25 fotogrammi al secondo, che cosa si intende per Poesia? L’ideale perfezione in cui vorremmo ascrivere ogni gesto? O la Poesia, quella scritta, cantata e declamata dai Poeti? Perché se è pur certo che poetico non significa molto, anzi distoglie dall’oggetto per librarsi in mari e cieli, diventa necessario porre un confine che consenta una crescita armonica di entrambi i termini della definizione, ovvero senza che il Video inglobi e digerisca troppo la Poesia. Viceversa, il contrario non mi pare possibile.

Credo che nessuno possa obiettare che il Cinema, per sua natura, sia l’Arte più facilitata ad evocare Poesia. Ma l’incanto è possibile solo se il fruitore dispone, accetta e concede che la sua visione sia assimilabile a quella costruita dal Regista. Utilizzo volutamente il verbo costruire perché il Cinema, così come la mente umana, sono due artifici. La Cultura stessa è un artificio, senza il quale, non avremmo potuto fare delle Arti un Linguaggio. Le cose in sé sono le cose. Il resto Visione.

Nei miei lavori video, ho cercato di stare un passo indietro. Facendo in modo che l’immagine in movimento non consumi in sé e per sé la Poesia. Ma che la ammetta. E consenta alla poesia di accostarsi in forma verbale.

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