La poesia del giorno: “Un giorno sarai abbandonato …” – Angelo Maria Ripellino

La poesia del giorno è “Un giorno sarai abbandonato …” di Angelo Maria Ripellino da “Sinfonietta” in “Dopo la lirica – Poeti italiani 1960-2000” a cura di Enrico Testa, Giulio Einaudi Editore (Selezione: Marta Cutugno) Continua a leggere La poesia del giorno: “Un giorno sarai abbandonato …” – Angelo Maria Ripellino

La poesia del giorno: “Sonare su un violino in fiamme …” – Angelo Maria Ripellino

La poesia del giorno è “Sonare su un violino in fiamme …” di Angelo Maria Ripellino da “Lo splendido violino verde” in Dopo la lirica, poeti italiani 1960-2000, a cura di Enrico Testa, Giulio Einaudi Editore (Selezione: Marta Cutugno). Continua a leggere La poesia del giorno: “Sonare su un violino in fiamme …” – Angelo Maria Ripellino

I luoghi e le scritture (rubrica di Antonio Devicienti): su “Le radici del senso” di Diego Conticello

Nel volume Poesia contemporanea – Dodicesimo quaderno italiano edito da Marcos Y Marcos nel 2015, Diego Conticello pubblica Le radici del senso (alle pagine 165 – 203 con un’ampia presentazione di Fabio Pusterla), compiendo un ulteriore passo nella sua ricerca … Continua a leggere I luoghi e le scritture (rubrica di Antonio Devicienti): su “Le radici del senso” di Diego Conticello

Occhio al testo (2). Angelo Maria Ripellino: Guai a chi costruisce il suo mondo da solo

di Diego Conticello

Alla base della splendida unicità della poesia di Ripellino vi sono lo sfoggio di arditissime peripezie linguistiche, l’eclettica estrosità metaforica e analogica, il virtuosismo stravagante e caleidoscopico delle associazioni visionario-immaginative che ne fanno certamente l’esempio insieme più superbo e grottesco del nostro neo-barocco. Proponiamo qui una poesia da Lo splendido violino verde[1]:

Guai a chi costruisce il suo mondo da solo.
Devi associarti a una consorteria
di violinisti guerci, di furbi larifari,
di nani del Veronese, di aiuole militari,
di impiegati al catasto, di accòliti della Schickerìa.
E ballare con loro il verde allegro dello sfacelo,
le gighe del marciume inorpellato,
inchinarti dinanzi al volere del cielo.
Guai a chi sulla terra è sprovvisto di santi,
guai a chi resta solo come un re disperato
fra i neri ceffi di lupi digrignanti.

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