Paolo Prestigiacomo

scheda a cura di Gabriella Sica

Paolo Prestigiacomo è uno scrittore e poeta siciliano, nato nel 1947 a San Mauro Castelverde, un paesino delle Madonie, e prematuramente scomparso a Roma il 12 luglio 1992. Dopo aver conseguito la maturità al liceo classico “Don Bosco” a Palermo, lascia la Sicilia per trasferirsi a Roma e studiare all’Università “La Sapienza”, dove si laurea con Giuliano Manacorda nel 1971, con una tesi su “Gozzano e D’Annunzio”. Nel 1978 per Mondadori cura il Carteggio Marinetti Palazzeschi, che gli era stato affidato dal poeta fiorentino, di cui è stato discepolo e amico fino agli ultimi giorni. Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta partecipa alla vita culturale romana. Pubblica poesie su riviste, tra cui “Nuovi Argomenti”, “Il Caffè” e “Incognita”. Sue poesie, con una nota autobiografica, appaiono ne Il pubblico della poesia, a cura di Franco Cordelli e Alfonso Berardinelli (Roma, Lerici, 1975, ora Il pubblico della poesia. Trent’anni dopo, Roma, Castelvecchi, 2004). Partecipa con una sua serata, Il cicutaio, agli spettacoli di poesia che si svolgono nella primavera del 1977, nel teatro romano Beat ’72, dietro piazza Cavour e su cui esce l’anno successivo presso Lerici il libro Il poeta postumo. Manie pettegolezzi e rancori di Franco Cordelli (Nuova edizione a cura di Stefano Chiodi, Firenze, Le Lettere, 2008). Nel 1981 pubblica, presso la “Società di poesia – Per iniziativa di Guanda”, il libro Grotteschi, in cui sono raccolte le poesie scritte nel decennio precedente. Nei primi anni Ottanta pubblica su alcuni numeri di “Prato pagano”, la rivista curata da Gabriella Sica. Sue poesie sono inserite nell’antologia Parola plurale, a cura di G. Alfano, A. Baldacci, C. Bello Minciacchi, A. Cortellessa, M. Manganelli, R. Scarpa, F. Zinelli, P. Zublena (Roma, Luca Sossella, 2005). Una sua bibliografia che arriva al 2004 compare nel sito del “Dipartimento di Studi greco-latini, italiani, scenico-musicali” della “Sapienza” di Roma

Testi

da Grotteschi (sezione Sarcasmi), 1981

Fuggi o fai la spola,
candida figlia del Cane?
Romito sulla bianca roccia
fo’ freghi e ghirigori inneggiando
all’odiato nome che m’asserve.

A tuo talento chiudi e riapri,
quasi fosse indifferente gioco
di pulzelli questa ruvida fiamma
che mi lambisce e m’arroventa
di sfiancato levriero i garretti.

Assez, mon amour! Voi siete cinta
d’organza la notte quando vegliando vi espio.


da Grotteschi (sezione Scherzi), 1981

Alunno della musa più morta
ora mi storco tra me e me
sbavo balbetto e dico: A che
tanto spreco d’inchiostro votivo?

Mi interrogo sul dritto e lo storto
m’appare, il volto soffuso di nero fumo.
Lancio strali ’nverso l’ennemico
e son colpito, ahimè, ‘ntopietto.

Allora ’na broda sangre mi strona
che non chiude né attraversa
ma sfila di striscio e scompare.

Nell’uovo c’è il perno che gira e gira
e gira e si ferma di girare
per ricominciare e arriva ’o funno.


da Grotteschi, 1981

pigola la rondine dal nido ma la pigrotta se ne sta sazia
e scontrosa a rimirare il mugghiar della marina né turbata
m’appare ma solo intenta ad ascoltare tutta svogliosa
gli stridi dei gabbiani e il vano strepere del vento

o guarda curiosa l’albero e le vele disancorate dalla riva
e la stria lasciata nell’acqua viva dalla lamina di poppa
che tutta s’immerge giù dalla chiglia nel liquido affondata

immobile sulla spiaggia bianca pilucca con molta dignità
granelli di sabbia lische di pesce e foglie d’acero puro
mentre l’altra punge a colpi di becco la sua magra scarola
e da lontano par dire che vasto è il mondo e le diverse speci

credono i forti spaventare il misero talora alzando
la voce nel silenzio ma gran campo si stende tra l’urlo
sterminato e la sofferta arsura che imbianca del cassero il piano

1972


 

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