Angelo Rendo

a cura di Gianluca D’Andrea

Rendo Angelo. Poeta (1976), Scicli (RG). Fonda nel 2002 con Giuseppe Cornacchia Nabanassar, rivista letteraria. Dal gennaio del 2014 ne è unico gestore. Ha pubblicato: La medietà (Nuova Editrice Magenta, 2004) e La superpotenza (ed. ilmiolibro, sett. 2012) con G. Cornacchia.

Testi

(Da: La Medietà, 2004)

— dopo la strettura,
un liquido e l’erranza significherà
pure
che non sarai remato:
scivolo di cartapesta e barriera
remota.


significando che il giro trita
metti i punti su tutto,
vedi l’ascensore e l’esito:
il poro non odorato.


dovunque il profumo è sigillo,
tempia dimenata fra gambe:
un circuito di pesi e misure.


ci vuole una parola chiara
ed angelo è il suo contrario.


mai dire forse che dice
quindi semina e non
raccoglie.


di fascio meta nova,
nemo semplice deo:
re.


come ci si debba comportare
quando il nome comune si fa strada
ed essere faccia prova che il tanto
non vale se è lungo e ipotetico
questo appesantirsi vale stare
a casa – nemmeno la paralisi
nemmeno può portare a chiudere
i battenti (il caldo) la testa –

e tutto fugge sul più bello
via via e lascialo stare.


ovvero se fosse inenarrabile l’atto:
giungere al colmo di forze
e confluenze di scarti, hai visto
hai detto che non è fatto
fattibile insiste sulla nenia
il fondo


e tanta, fu la fede, percussiva
a riempire il lato, quello bello
e l’altro, a seguire, immobile


fusa col sorriso in un baleno
ha preso il giro sulla lingua
e dimostratosi saputo
il fastidio si rigira
in fede.


fuochi dell’aperta campagna, alluminio
di due stagioni far apparire l’età
come presente come dato altrimenti
la possibilità, che è pesante, si carica
dell’indocile, spinta, chiedere
fluidità al Padrone, quello grande

sua misura, mio rispetto.
mia misura, suo rispetto.

(Da: La superpotenza, 2012)

Potenza

Passano le mitologie; l’acquario, snello, confonde le idee, la situazione, accogliente, nel momento del voto non sa che farsene delle cose possedute.

Una gestione auricolare delle spese spirituali non reagisce, diciamo, piuttosto tallona alle spalle, come una Ferrari, impietosita, dietro una Cinquecento.

Mio padre non ebbe tesori in lascito, la mitologia dice che questo letto ospitò un uomo che è già stato padre.

Ecco, allora, il confidente sorvegliare da vicino, silenzioso il morto padre. I peli hanno sempre detto qualcosa, hanno parlato, ma chi mai li ha sentiti?

Ricordo una volta da bambino, avevo sette anni, le gambe pelosissime di un compagnetto di due anni più grande. La riflessione si consolidò col passare del tempo, poco.

Le spinte dentro deturpano, il fatto, però, è che i peli ornano un corpo che si asciuga sempre più, pur compiuto nella potenza.


L’omertà

Me ne venni a vincere l’altra parte, chiuso. Si scocciarono a sentire, pieni, si rifecero avanti, portando tra le mani la regola.

Il movimento tiene al calibro e la devastazione ricollega allo stato.

Non so in quale parte del cerebro universo valga la pena. Si modificano tramite venuzze avvertite le potenze, le scariche corporee sudano le sette camicie, un’intelligenza aspra porta sulle spalle questa esperienza.

Come avvicinarsi a un testo senza piume? Credete ci si possa fermare all’esperimento, perciò fate che si parta da questo luogo, si diramino nei canali di sotterra i vapori e si colga la memoria.


0 Zero

O dio che saltavo, lia petrolosa
e faccia grave all’impiedi,
o danni al bene o male riso
dico si svolgerà l’appello e le cuoia
dell’impresa.

O dio il fuscello o come riso vada, dà dà dà

oppuramente rivolgo la punta allo zero ed o dio

lui saprà quanto l’acqua dà spasmo.

Olio sano, e salva l’aria, a chi so
seminando per strada nel mondo
il groppo è lo spiedo.

(Da: La prosa mangia, inedito)

la prosa mangia

Non è che poi sia tanto il piacere
a scrivere, poesia mentre romanzo
come è vero che romanzo perda nota
e liquido seminale e bella vita.


Quale segretezza al fondo del poetico
la prosa mangia?
Io non so che altro possa la serra
storica e fenomenologica:
i denti devono errare prima
d’affondare.


A ranghi completi non ce n’è per nessuno
idea che ben vestita volontà riempia
gli alberi di rami le mani di foglie
ché il lauro poetico distoglie
ogni fase
tanto che riflessa l’auriga corre
nel vetro ch’è di fronte.


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