Autori estinti, n. 10: William Godwin (seconda parte)

Non potendo comprare in libreria il suo capolavoro Inchiesta sulla giustizia politica, mi affido alla pagina di anarcopedia per spiegare la filosofia di Godwin, e a un articolo del Sole 24 ore in cui si parla di un saggio su di lui. LG

Nato il 3 marzo 1756 a Wisbech, nella contea di Cambridge, William Godwin è figlio di John, un pastore anglicano dissidente (tra il 1778 e il 1882) che sognava di portare il figlio sulla sua stessa strada filosofica-religiosa.

Gli anni dell’educazione[modifica]

Assai introverso ma intellettualmente precoce, Godwin frequenta la Hoxon Academy, una scuola dissidente religiosa, fino al1778. All’età  di 11 anni, era l’unico allievo di Samuel Newton (discepolo di Robert Sandeman), un uomo descritto da William come un «piccolo tiranno … simile a un macellaio in pensione, pronto tuttavia a viaggiare per cinquanta miglia per il piacere di ammazzare un bue»[1]

Dopo un breve periodo di attività  come ministro calvinista a Ware, Stowmarket e Beaconsfield, si appassiona alle letture degli illuministi francesi (in particolare John LockeDavid HumeVoltaire, Helvétius, d’Holbach, Diderot e, soprattutto,Rousseau) che in breve lo porteranno ad allontanarsi dalla vita religiosa a cui il padre l’aveva destinato.[2] Dal punto di vista religioso passerà  gradualmente dal calvinismo al deismo, al socinianesimo[3] ed infine all’agnosticismo e all’ateismodell’illuminismo radicale.

Formazione politico-filosfica[modifica]

Trasferitosi a Londra nel 1783, si avvicina all’ala sinistra del partito whig (partito politico inglese che si opponeva ai Tories e nel XIX secolo fu sostituito dal Partito liberale), ma è la rivoluzione francese per quanto non gradisse alcuni aspetti violenti e coercitivi, ad emozionarlo e ad ispirargli l’opera filosofica Inchiesta sulla giustizia politica pubblicata nel 1793, contenente i principali elementi politico-economici degli ideali libertari. Intanto partecipa attivamente ai dibattiti della Costitutional Societye la sua casa diviene un punto di riferimento per molti intellettuali dell’epoca, tra cui William Wordsworth, Samuel Taylor Coleridge, Walter Scott, ecc.

Nel 1794 appare il suo romanzo, Così va il Mondo, o le Avventure di Caleb Williams, che lo renderà  particolarmente popolare a causa delle opinioni politiche e sociali incentrate sull’oppressione sociale dell’individuo e la conseguente critica dello Stato.

Vita famigliare[modifica]

Intanto, la sua prima moglie, Mary Wollstonecraft, aveva pubblicato nel1792 il saggio Rivendicazioni dei diritti delle donne, divenendo un’antesignana del femminismo. Il rapporto con la moglie sarà  il felice incontro tra due spiriti libertari, che avevano ato scandalo, prima quando Mary Wollstonecraft era rimasta incinta pur non essendo ancora sposata e poi per essere andati a vivere in case separate. D’altronde Godwin era stato esplicito nel suo Political Justice, dove si era dichiarato favorevole all’abolizione dell’istituto matrimoniale.

Il loro rapporto terminerà  tragicamente nel 1797 con la morte della donna qualche giorno dopo la nascita della loro figlia Mary (Mary Shelley, diventerà  una scrittrice famosa. L’autrice del romanzoFrankenstein).

Rimasto vedovo, sceglie di adottare la prima figlia della moglie, Fanny, nata da una precedente relazione con l’americano Gilbert Imlay. Pur essendo contrario all’istituzione matrimoniale, nel 1801 si risposa con Mary Jane Clairmont, che aveva già  due figli, che gli darà  un altro figlio: William.

L’isolamento a causa delle sue idee[modifica]

Le idee politiche di Godwin avranno un’influenza determinante su molti autori; l’elemento cardine del suo pensiero è la “ragione”, convinto com’era che il popolo non dovesse essere abbandonato a se stesso poiché altrimenti sarebbe stato vittima della superstizione religiosa e dell’autorità  dei governi. Per Godwin solo l’educazione e l’istruzione avrebbero potuto sviluppare la “ragione”, ma questi avrebbero potuto esplicarsi in maniera completa solo entro una società  libera e egualitaria.

Convinto assertore di una concezione pedagogica antiautoritaria e libertaria, incentrata sul rapporto paritario tra docente e allievo, nel 1805 fondò con la moglie una casa editrice per bambini, la Juvenile Library, che pubblicò opere come Mounseer Nongtongpaw (attribuita a Mary Shelley) e Tales from Shakespeare di Charles Lamb, oltre ad altre opere di Godwin stesso scritte sotto lo pseudonimo di Baldwin. Godwin però non riusciva a rientrare delle spese e per questo è costretto ad indebitarsi a tal punto da dover mettere fine all’esperienza della casa editrice.

Pur non definendosi apertamente anarchico, anche perché in quel periodo il termine anarchico aveva assunto una connotazione più dispregiativa che mai, auspicò l’abolizione dello Stato e la sua riorganizzazione in piccole comuni che chiamava “parrocchie” (un’anticipazione di circa ottant’anni delle “communes rivoluzionarie”).

Le sue idee radicali e rivoluzionarie, per quanto non violente, limitano il suo cerchio d’amicizie e gli creeranno non pochi problemi finanziari (questi termineranno in tarda età  con la concessione di una piccola pensione), ma nel romanzo San Leone egli spiega consapevolmente che critici dello status quo sono destinati a dover affrontare affrontare l’ostilità  della società .

Nel 1820, pubblica Saggio sul principio della Popolazione, scritto che doveva confutare le teorie di Malthus sulla sovrappopolazione. Le sue ultime opere sono Storia del Commonwealth Inglese, dal suo Inizio alla Restaurazione del Re Carlo II Pensieri sull’Uomo, la sua Natura, le sue Produzioni e le sue Scoperte, nel quale afferma che dovrebbe esser compito primario dell’istruzione quello di incoraggiare lo sviluppo delle capacità  intrinseche di ogni individuo.

Continuamente perseguitato dalla stampa conservatrice che lo aveva ridotto quasi alla miseria con i suoi continui attacchi, William Godwin muore a Londra il 7 aprile 1836.

Godwin è stato sepolto con la moglie Mary Wollstonecraft e a fianco alla figlia Mary Shelley nel Sagrato di Bournemouth.

Pensiero[modifica]

La giustizia politica[modifica]

«L’Inchiesta sulla giustizia politica e sulla sua influenza sulla morale e sui costumi moderni» (Enquiry Concerning Political Justice and its Influence on Modern Morals and Manners), comunemente conosciuta col titolo di Giustizia politica, è un saggio del 1793 che delinea la sua filosofia politica ed in qualche modo anticiperà  molte idee anarchiche del XIX e XX secolo.

Godwin cominciò a delineare l’idea di stesura del libro dal 1791, immediatamente dopo la pubblicazione dell’opera di Thomas Paine Rights of Man in risposta al saggio di Edmund Burke Reflections on the Revolution in France (1790). In questo saggio Godwin definisce la giustizia come «la somma dei doveri morali e politici» e mentre la politica divide, la Ragione, cioè l’esposizione logica e razionale, unisce inequivocabilmente. Inoltre, manifesta a più riprese il suo ottimismo rispetto a quello che lui ritiene l’inevitabile progresso dell’umanità  guidata dalla ragione verso una maggiore giustizia eduguaglianza sociale.

«L’opinione è il motore più potente che si possa portare dentro la sfera della società  politica. La falsa opinione, la superstizione e il pregiudizio, sono stati finora i veri sostenitori dell’usurpazione e del dispotismo. L’inchiesta e il miglioramento della mente umana, stanno ora scuotendo al centro quei baluardi che hanno così a lungo tenuto l’umanità  in schiavitù».[4]

Il radicalismo libertario[modifica]

Godwin, all’epoca, fu un pensatore considerato estremista, tuttavia accanto ad alcuni concetti radicali (es. abolizione delloStato) se ne affiancavano altri che oggi sarebbero da tutti considerati irreprensibili. Ecco alcuni esempi:

  • La gente dovrebbe essere giudicata soltanto per le proprie capacità .

  • La guerra è legittima solo per la difesa dellalibertà  del proprio paese o di altri paesi.

  • Ilcolonialismo è immorale.

  • Lademocrazia è più efficiente di altre forme del governo, poichè permette a tutti di esprimere il proprio parere, piuttosto che centralizzare il potere nelle mani di un monarca. Tuttavia è necessario evitare che la maggioranza limiti la libertà alla minoranza.

  • E’ meglio che il governo stia vicino alla gente.

  • Gli individui dovrebbero aiutare coloro che ne hanno bisogno.

  • I criminali dovrebbero essere riabilitati.

  • Tutti devono avere la possibilità  di esprimere giudizi dettati dalla propria coscienza senza che questi minaccino la sicurezza altrui.

  • La censura impedisce che la verità  venga conosciuta e dovrebbe essere utilizzata solo quando viene messa in pericolo lalibertà  delle persone.

La pedagogia[modifica]

Godwin, in opposizione alla concezione di Bakunin, secondo cui la libertà  è una conquista da raggiungere e non un dato originario dell’uomo, ritiene che essa sia indipendente e talvolta opposta al processo storico, come esemplificato dal libro di A. Argenton La concezione pedagogica di un classico dell’anarchismo: William Godwin[5].

L’anarchico inglese, influenzato dall’illuminismo, bisogna quindi far appello alla ragione per la costruzione di una società  nuova che raggiunga quello che, sempre secondo lui, è un dato originario dell’uomo: la libertà . Egli dà  quindi grande importanza alla pedagogia, perché solo un’educazione integrale, cioè un’educazione che favorisca lo sviluppo armonioso di tutte le facoltà  fisiche ed intellettuali dell’individuo, può creare le condizioni per formare un uomo libero in una società  libera.

Anche nel suo libro più conosciuto, L’eutanasia dello Stato, egli dedica un intero capitolo alla questione educativa[6], in cui riporta che «la pedagogia moderna non solo corrompe il cuore dei nostri giovani con la rigida schiavitù cui li condanna, ma indebolisce anche la loro ragione, in primo luogo con l’incomprensibile gergo in cui vengono sommersi e in secondo con la scarsa attenzione concessa all’adeguamento degli obiettivi prefissati alle loro capacità  (AS, p. 31). Ogni educazione è un dispotismo. È forse impossibile guidare il giovane senza introdurre in molti casi la tirannia dell’obbedienza implicita. “Vai là ; fai questo; scrivi; alzati; coricati”: forse sarà  sempre questo il linguaggio usato dagli anziani con i giovani» [7].

Per combattere i mali dell’educazione ufficiale, Godwin si affida a una nuova pedagogia di stampo libertaria, fondata fonda su tre punti fondamentali, tutti affini con l’idea educativa di Tolstoj:

  1. pedagogianon coercitiva

  2. apprendistato spontaneo basato sulla motivazione naturale

  3. autonomia del bambino (il bambino è un essere in grado di pensare, ragionare e prendere decisioni)

Polemica tra Godwin e Malthus[modifica]

Il 7 giugno del 1798, usciva in Inghilterra un libretto anonimo intitolato: “An Essay on the principle of population as it affects the future improvement of society, with remarks on the speculations of Mr. Godwin, M. Condorcet and other writers“. Qualche settimana dopo si venne a sapere che l’autore era Thomas Robert Malthus (17661834).

Il libro era una polemica risposta a Jean Antoine de Condorcet (1741 o 17431794) e, soprattutto, all’anarchico inglese William Godwin, che aveva scritto, nel 1793, un libro intitolato: An inquiry concerning political justice and its influence on general virtues and happiness e, nel 1797, un altro saggio, Enquiry concerning Political Justice (“Indagine sulla giustizia politica”), in cui sosteneva che fosse possibile diffondere il benessere a tutta l’umanità  tramite l’eliminazione del lusso, l’esplicarsi di un comportamento socialmente utile, l’uso della scienza a beneficio della società .

Malthus scrisse una nuova versione dei Saggi sui principi della popolazione, firmata questa volta, pubblicata nel 1803(successivamente seguirono varie altre edizioni fino alla sesta pubblicata nel 1826).

Nel suo “Saggio” delinea un progressivo impoverimento della ricchezza dei popoli, perché, senza interventi estrinseci, mentre la ricchezza tende ad aumentare in proporzione aritmetica, la popolazione si accresce in proporzione geometrica, risultando così sempre maggiore lo squilibrio tra i beni prodotti e i consumatori: da qui la necessità  di sempre maggiori interventi esterni (pubblici e privati) in economia.

Inoltre secondo Malthus il rapido aumento della popolazione inglese era dovuto all’eccessiva prolificità  delle classi povere, che abbisognano dei, peraltro non generosi, contributi statali stabiliti dalla “Legge sui poveri” che Malthus proponeva di abolire per indurre i poveri a fare meno figli.

Godwin non rispose al saggio malthusiano se non quasi vent’anni dopo con la pubblicazione, nel 1820, di Of Population(“Sulla popolazione”), criticando con forza le deduzioni malthusiane sui tassi di crescita della popolazione, sulle riserve di cibo e la posizione filosofica, secondo la quale ogni miglioramento è inutile. Egli riteneva che il progresso tecnologico, una più equa distribuzione delle ricchezze e una diversa organizzazione sociale, sulla base dell’esperienza rivoluzionaria francese, avrebbero migliorato drasticamente le condizioni di vita della popolazione.

Proviamo a immaginare una vicenda sentimentale dai tratti filosofico-politici che si consuma negli ultimi anni del Settecento, in Inghilterra. La prima moglie del nostro protagonista si chiamava Mary Wollstonecraft, era una scrittrice. Oggi, però, si ricorda soprattutto per le idee femministe e come sostenitrice dei diritti delle donne: argomenti allora difficili da testimoniare in un mondo che non credeva né nelle prime, né nei secondi.
Lei rimase incinta senza la copertura morale delle nozze e nacque Mary, che sarà conosciuta, dopo il matrimonio con il poeta dallo spirito rivoluzionario Percy Bysshe Shelley, appunto come Mary Shelley: la storia la ricorda quale autrice del romanzo “Frankenstein”.

Da http://ita.anarchopedia.org/William_Godwin

Chi era costui? Prima di dare una risposta, occorre ricordare che tra il nostro protagonista e il genero Shelley corsero anche prestiti in denaro e che lui scrisse un’opera dal titolo “L’Inchiesta sulla giustizia politica e sulla sua influenza sulla morale e sui costumi moderni” (“Enquiry Concerning Political Justice and its Influence on Modern Morals and Manners”).
A questo punto è impossibile sbagliare: William Godwin, considerato uno dei precursori dell’anarchismo moderno. L’opera ricordata è del 1793. Il suo autore guardava con grande interesse alla Rivoluzione Francese ma non amava i metodi del Terrore; ebbe un’educazione calvinista e finì con il diventare ateo; era convinto che il governo, in quanto imposto all’umanità dai suoi vizi, fu generato da ignoranza ed errori.

C’è sempre una ragione per parlare di questo libertario, la cui filosofia ha da due secoli qualcosa di attuale. Ora un saggio di Pietro Adamo ne indaga un particolare aspetto del pensiero: “William Godwin e la società libera. Da dove viene l’idea di anarchia” (Claudiana, pp. 248, euro 20).
In sostanza il saggio di Adamo, condotto con una notevole documentazione, cerca di rispondere alla domanda: “Da dove Godwin ha tratto l’idea di una società senza Stato”? Da quali tradizioni culturali o correnti di pensiero, da quali pratiche sociali o esperienze intellettuali? Perché giunse a credere che non è possibile, senza offendere la libertà individuale di coscienza, attribuire allo Stato funzioni legislative ed esecutive, e che pertanto si deve lavorare alla dissoluzione del governo politico?

Adamo accompagna il lettore nel processo con cui Godwin cercava di smontare lo Stato per sostituirlo con una federazione di comunità decentrate e autonome, viventi grazie ad accordi liberi e arbitrati consensuali. Scava nell’ambiente in cui visse Godwin e anche nel suo animo, ricostruendo il ritratto di un personaggio che mise a profitto le idee illuministe ma anche quelle che giunsero dalla Rivoluzione Americana e dalla vicina Francia. Dove la poco gradita ghigliottina, in pochi anni, traumatizzò corpi, idee e la stessa storia.

http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2017-11-10/la-societa-senza-stato-william-godwin-152855.shtml?uuid=AE2NXh8C

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