[Poiesis]: Giovanni Giudici legge “Casa estrema”

Giovanni Giudici legge “Casa estrema”, da “Quanto spera di campare Giovanni” – Garzanti 1993

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Casa estrema

Decrepita
Al primo scorgerla – eccola
Un lindore di muri adesso un lusso
Di legni e il sole
Quasi non oso guastarla in parole :
Lei che ho voluta e avuta al maggior costo
Per lei spogliato di tutto

Non decrepito io ma certo all’ultima rampa
Del discendere altro non ne aspetto
Che un lieve ricominciare :
Ti ho fatta bella – gli dico
E tu fammi più vero
Ogni cuore da sè tende al suo petto
Ritornante Thule del pensiero

Nuovi nel nuovo dove ricambiamo
Bisbigli di saluti
Poi che l’esser stranieri
Rende più riconosciuti
Aspettiamo una sobria confidenza
Dei vecchi essendo il privilegio il non durare
Che al passato dà indulgenza

Mai ebbi un abitare
Così librato senza un prima e un poi
Tra il verde in su del vento e il chiaro mare
Abbandonati tutti i vivi morti –
O già futuro mite trafficare
Forme di questa casa
Vuoto di questi corpi

 

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