#ArnesiDaSuono 12 – Corno delle Alpi: richiami in fa diesis tra i monti

Così come i bambù, i corni in legno africani ed i didgeridoos, anche il Corno delle Alpi si annovera tra i più antichi strumenti a fiato. I primi documenti storici che riportano la presenza di tale strumento musicale in Svizzera risalgono alla metà del XVI secolo e consistono in alcuni scritti di Conrad Gesner, studioso di scienze naturali. Si trattava principalmente di uno strumento pastorale, suonato per richiamare le mucche al pascolo o per tranquillizzarle durante la mungitura; alla sera diveniva sostegno alla preghiera, diffuso soprattutto nei Cantoni riformati.
Veicolo di comunicazione a lunga distanza, era anche utilizzato – con una serie di codici specifici – per comunicare con le comunità residenti a valle o con le malghe – pascoli estivi – delle vicine Alpi.
Nel corso dei secoli, il suo impiego divenne sempre più sporadico: in periodo romantico vivrà una fase di rinascita e, sempre più lontano dalla sua originaria funzione montanara, diverrà strumento di intrattenimento nelle occasioni folcloristiche e simbolo nazionale svizzero.
Per quanto concerne la tonalità di impianto, in Svizzera predomina il corno delle Alpi in Fa diesis / Sol bemolle, lungo 3.5 metri; in generale, infatti, la stessa tonalità dipende dalla lunghezza del corno, tanto semplice la sua tecnica di costruzione, tanto complicato nella pratica strumentale.

image A differenza di ogni altro strumento a fiato, il corno alpino – che per difficoltà tecnica è più vicino agli ottoni che ai legni, rimescolando, a tal proposito nella sua sonorità, la morbidezza dei fiati e la piena rotondità degli ottoni – non ha subito evoluzioni tecniche, conservando la sua forma e struttura originaria ovvero quella di un tubo lungo e conico curvato all’estremità. I tronchi di abete e frassino (o altri materiali) vengono prima incisi e scavati; in seguito, i pezzi ricavati vengono riassemblati e tenuti insieme da anelli (anticamente si utilizzavano anche nastro di lino, ossa o strisce di corteccia). Un piede d’appoggio di piccole dimensioni funge da supporto ai fini di una maggiore stabilità ed un bocchino – unica innovazione degli ultimi 100 anni – aiuta il suonatore a controllare meglio l’intenzione dei suoni. Oggi i suonatori di corno delle Alpi appartengono tutti all’Associazione Svizzera di Jodel ed, in Svizzera e nel mondo, sono circa 1800. Occasioni di riunione e condivisione sono la Festa federale di jodel, le processioni della Federazione svizzera dei costumi e il festival internazionale annuale Alphornfestival di Nendaz. Presente, talvolta, in spettacoli sperimentali di musica contemporanea e di Jazz, lo strumento può vantare il privilegio di aver ottenuto l’attenzione di compositori come Leopold Mozart, autore della Sinfonia pastorella per corno delle Alpi e archi in Sol Maggiore, e Georg Druschetzky con la sua Parthia su strumenti di contadini.

Marta Cutugno

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