La mano, l’anima. Ipotesi su Cattafi

Cattafi-acquerello19 maggio 2014, pubblicato da Andrea Inglese su Nazione Indiana
di Riccardo Donati

Recidive
colpevoli da sempre
annaspanti impazzite
su inchiostri premute su tamponi
stampatrici d’impronte
d’immagini di vita.

Bartolo Cattafi, Mani

Quanto rilevato a proposito delle modalità di estrinsecazione degli sguardi di Villa, Scialoja e Bigongiari trova interessanti punti di intersezione, sia pure con significative differenze, nella fase più tarda della produzione di un autore di qualche anno più giovane: Bartolo Cattafi. Gli esiti ultimi dell’opera del poeta di Barcellona di Pozzo di Gotto – la fase in cui riprende la parola dopo sette lunghi anni di silenzio poetico, dedicati in via esclusiva alla pittura e alla fotografia[1] – ci sembrano infatti portare alle estreme, e per molti versi apocalittiche, conseguenze alcuni presupposti di quello che qui abbiamo definito lo sguardo-evento. Marco Marchi tra i primi ha evidenziato come l’ultimo Cattafi sia un autore in cui la «[…] figuratività vera e propria perde colpi, sostituita da una visione della realtà come macchia o blocco impenetrabile che lascia trasparire solo un garbuglio di rapporti e geometrie […]»[2].

Continua a leggere

Rispondi