Le altre lingue: Polonia – Krzysztof Karasek

Decimo e ultimo capitolo della rubrica “Le altre lingue” dedicata alla Polonia. Il poeta selezionato da Paulina Malicka e Lucia Pascale è Krzysztof Karasek. Grazie alle due curatrici per lo splendido viaggio nella poesia polacca offerto ai lettori di Carteggi Letterari.


Krzysztof Karasek (10)

Krzysztof Karasek – uno dei più importanti poeti polacchi contemporanei – è nato a Varsavia il 19 febbraio del 1937. Ha studiato presso l’Accademia di Educazione Fisica di Varsavia e la Facoltà di Filosofia dell’Università di Varsavia. Ha debuttato nel 1966 sulla rivista «Poezja»; la sua prima raccolta, Godzina jastrzębi (L’ora dell’astore), è uscita nel 1970. Ad essa sono seguiti una ventina di raccolte poetiche, un romanzo, una raccolta di saggi e numerose traduzioni (dal tedesco). Dal 1967 al 1971 è stato redattore della rivista «Orientacja»; dal 1972 al 1978 ha lavorato per il mensile «Nowy Wyraz», e dal 1983 al 1993 per il periodico «Literatura». Esponente di spicco del movimento Nowa Fala (Nuova Ondata), noto anche come Generazione 68, il poeta varsaviano è stato insignito di numerosi premi letterari, nonché candidato al Premio Nobel.
Nella prefazione alla prima raccolta italiana di Karasek – intitolata Fuochi di Bengala e altre poesie, curata da Leonardo Masi e pubblicata dall’editore Il Ponte del Sale nel 2011 – Jarosław Mikołajewski scrive:

Eccolo qua, con la solita barba, gli occhi di fanciullo, ostinato nel battersi a pugni nudi per professare la causa ereditata dal suo amico e maestro Herbert: schierarsi dalla parte dei più deboli, dei perdenti, delle minoranze. Eccolo con la sua meravigliosa esplosione di poesia, che abbaglia incessantemente ormai da una ventina di anni con immagini di vita nel sonno e di vita nella veglia, accostate secondo imperscrutabili criteri di fantasia e immaginazione (e Karasek distingue bene l’una dall’altra), lanciate verso un’armonia straziante, segno di quella grazia e condanna che sono i poli estremamente concordi di questa nostra croce.

Le poesie che vi proponiamo qui di seguito sono tratte dalla sopracitata antologia.
Buona lettura!


Krzysztof Karasek – poesie
Traduzione di Leonardo Masi

Dal poema Fuochi di Bengala

EPILOGO

Un bambino che piange porta la pioggia,
sostenevano gli Olmechi
uccidendo le proprie vittime.
Ma gli dei preferivano offerte di sesso femminile.
Per questo la loro civiltà si è istinta.
Quando mancano i frutti
non ci consola il ricordo del fiore.

*

Le sorgenti si sono seccate, da cosa attingerete?
Un pozzo vuoto nel deserto,
ci si abbeverarono Dante e Shakespeare.
Pozzo vuoto.
Segni vuoti.
Razzi sull’assonnata altura, fuochi di Bengala,
neve viola.
La tundra chiama.
Razzi, bengala
che illuminano le trincee nemiche nella notte.
Sprizzano, scoppiano di luce
come gatti
ai quali qualcuno ha schiacciato la coda.
Cuoci il tuo pane con lacrime di fuoco,
la fiamma è il linguaggio delle canne, non l’acqua.

*

Ancora per biancospini.
Taglia freddo vento.
Primavera. Estate.
Autunno. Inverno.

1991, 2007-2008


IL POETA NON ARRIVA IN RITARDO PER IL POEMA

1

Il poeta esce di casa
va in giro per la città
supera le ultime costruzioni
e prende per i campi
si stacca da terra
e inizia a volteggiare
nelle orbite della poesia
Sull’azzurro del cielo
si vede il suo corpo astrale brillare
di una luce scura che pulsa
Tra lo scintillio di stelle
e i mutamenti di stagioni
giorni e notti
sembrano illusioni
Come fotogrammi
passano indistinguibili
i paesaggi dell’infanzia
volti di amici
oggetti di uso quotidiano
E la sua stanza
in fondo alla quale
vede se stesso
immerso nella lettura di un libro
Ciò lo incuriosisce
volando scende
e per uno spiraglio di luce
s’infila all’interno
Guarda sopra la spalla
e vede
che le pagine del libro sono vuote

2

Il tempo si raffredda
lo spazio si offusca
il poeta sente dei campanelli
(il trillo della sveglia? un tram?)
o delle campane
lo svegliano degli orologi
deve sbrigarsi
A fare cosa? Non lo sa
Sente solo
di dover affrontare
una sfida
chi è la sfida? Silenzio
Solo orbite di poesie
cigolano come i cerchi della terra
Il poeta si copre il viso
scopre le carte
è mezzanotte
Le figure escono dalle loro cornici
Gli spiriti materializzano la propria presenza
E anche i pesci, le pietre
e i nomi
Sull’azzurro della notte
il primo colpo (già s’è fatta l’alba) è la lancia di un raggio
di sole scagliata con agile mano da Apollo
plana dentro l’abisso del giorno
Come da millenni

*

LA STELLA HERBERT

Da bambino credevo
che dopo morte le persone si trasformassero in stelle.
Quando morì la prima
persona a cui volevo bene
guardavo il volto del cielo
nella speranza di vederci il suo riflesso.
Ma la fede perdette di senso (come dicono i filosofi:
la giustificazione empirica della propria esistenza)
ormai era solo una stella
e nient’altro.

Poi a dicembre una notte, sulla soglia dell’inverno
esco sul terrazzo e guardo il cielo
– l’albero della notte in fiamme –
da qualche parte tra Arturo e la costellazione della Bilancia
vedo un piccolo castagno che brilla
e palpita di un bagliore ghiacciato.
Mi strizza l’occhio la stella Herbert.

*

L’ARTE DI DIVENTARE CALVI

Più diventiamo grandi
più il mondo si fa piccolo.
Quando si è soli
si può solo pensare.

Quando non si ha controllo su di sé
si trova guerra dappertutto.
La prova della conoscenza delle cose
di solito è il dubbio.

Che cosa hai fatto oggi. Errori assai,
ma molto importanti.
Non siamo tutti uguali. Ci sono cose
che fruttano dopo tanto tempo.

Il dharma delle campane è suonare,
il dharma del sole è splendere.
Signore, non mi abbandonare ai margini del mondo.
Fa’ che possa vivere secondo le mie leggi.

16.VIII.2010


In copertina: Krzysztof Karasek.

 

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