FLASHES E DEDICHE – 93 – LA PREPARAZIONE DELLA PANICO

Ricominciano i Flashes e le Dediche in questa nuova stagione settembrina. È in uscita in questi giorni per conto de La vita felice, il nuovo lavoro di Melania Panico, un’autrice che stimo particolarmente, una persona affetta da poesiologia, patologia legata al virus della poesia: chi ne è affetto ha dentro di sé questo organismo che cresce e deve esplodere all’esterno, riversando versi e vivendo per essi. “Non ero preparata” è uno step ulteriore nella maturazione poetica della Panico, che si discosta da “Campionature di fragilità” e dal recente bel lavoro artistico  “Cactus” con Matteo Anatrella. La Panico è preparata e non poco. Questo libro è forse meno “a presa diretta” di “Campionature”; non è un difetto anzi al contrario è un libro che scende, abbatte la superficialità espositiva e si innesta nel lettore in profondità. Il concetto di tempo viene finalmente liberato, il tempo non è più trattenuto da niente, il passato si interseca con il presente e come la poetessa dice in un’intervista “spinge il dolore un po’ più in là”. “Non ero preparata” è veramente una grande prova di scrittura ma anche di decodificazione degli elementi (cose-oggetti-persone-affetti) che compongono un quotidiano, alle cui insidie non siamo davvero mai preparati fino in fondo e la memoria non sempre aiuta, spesso apre voragini ricolme di niente e tempo. 

 

 

 

 

 

 

Dentro le cose arrese si tengono i paesaggi

fiumi che si scontrano, aria immobile

e noi che non torneremo più.

Il tempo guarisce col tempo

e non conta andare o chiedere

perché ci siamo ritrovati soli?

Restare è un verbo che si impara tardi

 

 

 

 

La pioggia non arriva più

ha deviato traiettoria, l’ha persa.

Ora rilassare la schiena, attendere.

La costruzione celeste del dubbio

aver sbattuto tanto contro tutto

disperare del silenzio riparatore.

Ora poggiare la schiena

chiedersi: cosa ci ha condotti qui

È stato vero?

 

 

 

La neve è quasi del tutto scomparsa

qualcosa cade dall’alto,

si raccoglie nel bicchiere.

Siamo fermi

e il mio addio alla casa

è accorgermi che non c’è più nessuno ad aspettare.

 

Respiro.

 

L’acqua è spasimo o attesa

mi concedo un parere

andare avanti oltre tutte le notti

e la luce nell’angolo del letto.

Sai che il perdono porta via tutto

sacrifica le altre cose

cammina da sé

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