FLASHES E DEDICHE – 88 – LA SECONDA VOCE DELLA FANTATO

Quando ci si immerge nella lettura dell’ultimo libro di Gabriela Fantato “La seconda voce” (Transeuropa 2018) dobbiamo essere pronti a zigzagare tra i vari livelli del lavoro. Richiami intertestuali, omaggi, memorie e cogliere il nodo focale del testo, racchiuso in una voce. Una voce non udibile ma chiara, forte. Non soltanto una voce mnestica ma una voce che fa e si fa storia. Dobbiamo pensare alla nostra voce interna, quella con cui colloquiamo tra noi e noi, alla nostra seconda parola non detta. È un libro profondo questo, una dichiarazione d’affetto e una presa di coscienza tra l’attualità e ciò che è stato, con alla base il dialogo eros-thanatos nelle sue più complete sfaccettature. Anche in questa prova la Fantato ribadisce le sue note capacità stilistiche, il poemetto finale dedicato alla Cvetaeva è un piccolo gioiello, qui si capisce il senso ultimo dell’intero scritto : non un viaggio nella memoria ma un viaggio poetico per la memoria che sarà.  Le voci senza voce, a cui la poetessa ha dato suono, sono il testimone più prezioso, perché la storia e la memoria,alla fine, sono fatte da chi le racconta.

 

 

Da Antigone, ancora                         a Hina Saleem – 2006

I

Qui sotto – la bocca, gonfia di terra,
solo un lamento, un lamento che preme.
Lo tengo come un figlio, una forma
di sangue
e promesse.
Risale alla gola, alla voce.

 

Sono nel buio – qui sotto,
stretta alla terra, ai fili d’erba, al buio.
Non mi ribello, aspetto.
I granelli di sabbia dentro le orecchie
saranno calcare, domani
(la terra ha memoria, sa dove inizia il viaggio,
il dolore della primavera, un lento trasformarsi
di pieghe tra le pieghe…)

 

 

 

Invocazione II

 

Vita, vita schiacciata, vita che salva
non sei, vita dei senzanulla,
dei perduti e andati, dei mai trovati
vieni! Vieni, vita dei senzavoce,
dei lasciati ai lati, vieni vita che sei
dentro le pieghe di un cielo tra le croci,
vita che scappi nel taglio.
Vita, sola certezza negata dentro ai giorni.
Vieni, vita – sono qui, ti ascolto.

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