di Marta Cutugno
Il genere umano è fatto per servire a pochi e in pochi siamo rimasti. Eppure dopo che abbiamo costretto il mondo intero a vivere per noi ora noi viviamo per gli altri. Per coloro che ci uccideranno. Per Bruto e per Cassio. Nessuno vive per sé stesso. Ognuno vive per il suo assassino.
Messina. Sabato 10 e domenica 11 marzo, al Clan Off Teatro, la prima assoluta nazionale di “Malagrazia” spettacolo della compagnia Phoebe Zeitgeist, ideazione e regia di Giuseppe Isgrò, drammaturgia Michelangelo Zeno, con Edoardo Barbone e Daniele Fedeli, architettura del suono di Stefano De Ponti, cura del progetto di Francesca Marianna Consonni, assistente alla regia Edoardo Barbera.
Isola, isole: un convoglio / di topi all’orizzonte / nell’occhio della notte.” Basilio Reale
L’origine di ogni cosa, nel seme. Quando il pubblico del Clan Off Teatro prende posto, trova sul fondo della scena due spalle e due calzoni calati in autoerotico abbandono. Da subito, una sincronia potente e sconcertante si impossessa dei fratelli Melo e Bastiano, perduti in un luogo circoscritto che, come gabbia appesa, come scatola della memoria, bunker senza aperture, li costringe all’isolamento e protegge al tempo stesso dalla “Natura” che continuamente risuona nel loro dire. Il tappeto sonoro in apertura intreccia due trame, l’una è martello su intervallo di seconda, l’altra è graffiante da basso continuo: suoni e parole, tenuti insieme dagli accurati accorgimenti della costruzione architettonica sonora di Stefano De Ponti, sono sempre autogestiti dai due attori. Tacchi pesanti e distorsioni che amplificano ansimi e respiri scandiscono il tempo della protezione. “Può qualcosa di bello uccidere?” – “Fuori muoiono a ciclo continuo”. Sono molti gli interrogativi che attanagliano gli interpreti i quali, un tassello alla volta, tentano di rivisitare la loro storia personale e famigliare e trovare risposte. La scena è disseminata di oggetti che evocano presenze ed eventi del passato concepiti adesso come nuovi tramite a dimensioni inedite. Camminando sul filo del rasoio, realtà e immaginazione si confondono: non è un caso che, per il debutto di Malagrazia, Phoebe Zeitgest abbia scelto la Sicilia, terra di origine del regista Giuseppe Isgrò.
Malagrazia – grazia che viene dal male – è il nome dell’Isola che ospita Melo e Bastiano, teatro di mille controversie, di facili contraddizioni, di tempistiche paradossali. A sciogliere ogni riserva ci deve pensare l’Amore o piuttosto l’Accanimento che genera nel ricordo materno, degenera nel proibito presente, rigenera a partire dalle riflessioni sulle origini dell’umanità sino all’individuazione di una nuova specie. Giuseppe Isgrò mantiene altissima la qualità cocente e catartica di sempre, tanto che risulta veramente difficile riportare il profondo senso di pienezza e l’eleganza nuda e carnale di questo spettacolo che va esclusivamente goduto e vissuto a teatro e che invitiamo a non perdere nelle prossime tappe del tour che toccherà Napoli, Rovereto, Firenze, Caserta e Milano (Elfo Puccini). Il testo drammaturgico di Michelangelo Zeno che edito da caracò/teatri di carta è già reperibile a questo link agguanta e sbriciola il terrore della solitudine, la paura fottuta e dilaniante di restare soli con sé stessi, questione consumata sulle tavole da proscenio ma raramente intrisa della docile ed illuminata folgorazione come in Malagrazia. Straordinari Edoardo Barbone e Daniele Fedeli che si aggirano sulla scena dispensando energia come calamite. “E saremo diversi da qualcosa, finalmente”.
Nelle note di regia allo spettacolo si fa riferimento a Franco Scaldati, drammaturgo, poeta, attore e regista palermitano, scomparso nel 2013: Malagrazia parte dallo studio della sua parola viva e dei suoi personaggi capaci di una poesia spietata. A lui un omaggio, in memoria.
– di Franco Scaldati
Io con la mia ombra salgo un cielo antico,
raggio pietoso è il letto disfatto,
la calce sul muro è cosparsa
d’orme di sangue.
Sento un lamento
preso dal vento,
si è cosparso il cielo di pietosi raggi
e io, con la mia ombra antica
salgo le scale.
In ogni piano luccica un’anima in pena,
ombra in cammino nella sacra catacomba.
Occhi grandi, spaventati
la carne ancora viva
e cola il sangue,
scorre e scende nelle grotte
scorre e scende nelle caverne
e diventa fuoco.
Erano anime dal cuore amaro,
corone di luce cercano carne.
Voci dicono cose e sono altre voci.
Phoebe Zeitgeist è un gruppo teatrale fondato nel 2008 a Milano dal regista Giuseppe Isgrò. Ha realizzato spettacoli dai testi di Copi, Ballard, Willliams, Brecht, Pasolini, Fassbinder. La lotta tra parola e corpo e la persistenza dell’immaginario sono gli strumenti poetici di questo gruppo; il potere e il suo riverbero nelle relazioni private è il suo principale tema di ricerca.
Michelangelo Zeno (1987) è scrittore, drammaturgo e regista teatrale. Vive a Milano. Collabora con compagnie, teatri e progetti editoriali. Ha la casa piena di piante che sembrano sempre sul punto di morire.