FLASHES E DEDICHE – 79 – LE PROLIFERAZIONI DI RUSCIO

Proliferare è (treccani docet) dare origine a discendenza ma al contempo anche aumento veloce e senza controllo di qualcosa. Ruscio nelle sue “Proliferazioni” (Eretica 2017) fa da deus ex machina della propria discendenza letteraria, dando un bel senso del respiro dell’universo. La poesia si fa pulviscolo, materia organica, all’interno di un territorio senza confine, al di là di ogni spazio. Il suo dettato polisemico è veramente interessante, traendo contenuti di riflessione che non possono lasciare il lettore insensibile. La sua è una poesia che ti porta a ragionare, non un’accozzaglia di immagini messe lì per stupire. L’uso della sintassi ribalta gli schemi classici, regalando giochi visivi e sensoriali molto buoni. Bella anche la prefazione di Sonia  Caporossi che coglie oltre all’aspetto filosofico-speculativo dell’autore, quel tratteggio di poetica architettonica : la “perfetta assenza” che è la radice dei versi di Ruscio, radice a cui si aggiungono ramificazioni di desinenze, ovvero tante tante tante universali proliferazioni. Una lettura consigliata.   

 

 

 

 

 

Mi piove la schiena dietro la bocca
la schiena del tuo corpo di resina. Pioggia
nebulizzata, doccia rarefatta, innaffi la tua coda
di fango e sterpaglie. Nido. Vorrei rifare
il tuo letto, dalla mia schiena
alla tua schiena ermetica e psichica,
per disegnare le arcate della notte
e la fulgida saetta dell’orgasmo
che ti riemerge

 

 

 

 

Sapevo che saremmo diventati due sposi. Sapevo
la discesa nell’arcobaleno
che si scuce dalla feritoia dei santi,
pensiero di menta e salsedine.
Non sapevo che saremmo volati dal letto
scrosciando a ogni parola
nel rombo dei ponti.

 

 

 

Sei la vasta calotta del travaglio
necessario
da dove scende il sollievo
degli astri, come un sonaglio vivente e segreto.

Custodisci la nostra fragilità.

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