Non è certo un segreto : non amo gli haiku, soprattutto quando sono mere mimesi di uno stile e di un modello di pensiero distanti dagli schemi occidentali. Questo l’ho detto subito, per onestà, anche a Floriana Porta che mi ha omaggiato con due suoi libri, “Quando sorride il mare” edito da Ag Book Publishing e con “Dove si posa il bianco” edito da Sillabe di Sale Editore, dove poesia e haiku convivono. La mia curiosità comunque mi ha fatto leggere le opere della Porta e devo dire che ho scoperto una bella penna. L’autrice con stile secco, talvolta agitato e minatore, scava bene nel materiale umano a lei congeniale, portando alla luce, soprattutto in Dove si posa il bianco, elementi poetici molto interessanti. Una poesia onesta e concreta con riferimenti ad un onirico interiore dal sapore universale. La Porta si occupa anche di altre forme d’arte e si percepisce. Le pennellate di immagini che propone, presuppongono un occhio attento, allenato e una capacità di percepire “l’attimo”, ed è la capacità di chi sa ben scrivere. Il bianco è un poema messo a fuoco dentro le sfocature esistenziali, il bianco è anche il colore con cui si offrono parole al lettore, che potrà vedere un caleidoscopio di sensorialità.
E PIÙ OLTRE
Sovrapporsi,
immaginando parole
perdendoci nel nulla.
Respirandone l’odore
e il piacere taciturno
fuori campo, abbracciandosi
a perpendicolare sul vento
e più oltre.
DOVE SI POSA IL BIANCO
Ragnatele di luci
ingialliscono ai due estremi
di una preghiera.
Con lo sfiorare l’inverno
fuori di noi,
dove si posa il bianco.