Sergio D’Angelo

a cura di Paolo Gulfi

Sergio D’Angelo nasce a Ragusa il 01/05/1969. Vive da sempre a Chiaramonte Gulfi (Rg). Dal 2009 è promotore e direttore artistico del Concorso Nazionale di Poesia “Città di Chiaramonte Gulfi”. Ha all’attivo sei raccolte di poesia, tutte devolute in beneficenza a varie strutture e organizzazioni No-Profit. La sua ultima fatica letteraria “Angoli Introversi” ha ricevuto la Menzione d’Onore al Premio Internazionale “Poesia, Prosa e Arti Figurative ‘Angelo Musco’” dell’Accademia Internazionale Il Convivio, Giardini Naxos (ME). Vanta varie pubblicazioni su antologie di poesia, fra le quali segnaliamo “AA.VV., Sulle Orme di Eros, Edizioni Smasher, 2013 “ e “AA.VV. XIII Raccolta Antologica Les Cahiers du Troskij cafè, Edizioni Montegrappa, 2014”. Ha ricevuto vari riconoscimenti e premi letterari. Nel 2009 ha curato la pubblicazione del volume in vernacolo e in lingua “Viva Maria nei versi dei Chiaramontani”.

Testi

da Chiaroscuri, 2011

FAUCI D’ARIA

Olocausti di visioni disseccano l’aria.
Mi ingabbiano, ossuti mi infettano.
Alati martoriano i miei occhi.

Trasale il vuoto!
Filastrocche acide tessono libellule di ferro
diottrici lampi mi stralunano.
Oscillo!
Cado!
Maree di angeli ubriachi
mi trascinano in specchi d’acqua morta
dove Dio negandosi m’ancora di croci
come il suo unigenito.

Sullo sgraziato promontorio, rantola la mia anima
nel vuoto che mi infama d’estranea coscienza.

Tumula il mio corpo nei nodi della terra
dove fauci d’aria fioriscono nei miei crudi deliri.

Un vago chiarore gocciola nei sofismi del mio disordine.

Lento riconosco ogni mio respiro
che calmo siede sulla cruna affluente del mio pensiero
Dolorante m’approprio del mondo che m’ha offeso.
Spinta nel mio sangue sento ancor scorrere la vita!


Carnevale

Colori e coriandoli
tra isterismi e favole, travestono corpi
svuotandoli di pazzia.

Sotto un cielo arrotolato d’euforia
rulla nell’aria di schiuma
un rumore di musica.

Cartapesta di illusioni.
Pirati e pagliacci.
Monache e puttane, ridono beai loro
di quel che dietro una maschera
mai saremo!


L’attesa

Nuda come l’attesa, ferma ti insinui
nelle mie reni, nelle mie voglie.

Nelle pendici del mio sangue, sbricioli ogni mio sguardo
che accarezza l’orlo del tuo corpo.

Navighi nel ribollio delle mie mani, vibri
stremi il sonno al mio ventre, cagliato
nel pensiero dei tuoi piccoli seni, corolle aperte
nei racchiusi cocci della mia solitudine,
piaga che brucia come la rupe bellissima dei tuoi occhi
inchiostro, che raccoglie d’immagine
il pendio di ogni mia voglia!

da Angoli introversi, 2013


Noia

Liquefacendosi tra le mie dita
Il silenzio solidifica parole
su un quaderno.

Accavallando pensieri e gambe
osservo nuvole che sembrano sputate
da colpi di tosse.

Uno strato di nebbia
sdraiandosi su un fianco
cancella il numero alla mia porta.

Non mi attrae il cielo senza luna!

Limitandomi a guardare
accosto le imposte.

Riformulando una frase
sbadiglio con una penna in bocca.
E ora vita anche tu mi vieni a noia!


Sul Portabagagli della Panda         da Angoli Introversi, 2013

L’aria affaticandosi sul ponteggio dei muratori
assonnata si riposa nei saliscendi delle mie persiane
sudate di tramonto.

Senza essere visto
attraverso l’ancheggiare della tenda
guardo spargersi la sera
che toglie la malta ai colori
che si nascondono dietro le case
tra un odore di ragout.

Sul portabagagli della mia panda
carica di anni che poco a poco s’oscurano
leggero s’addensa il profilo della notte!


Tic tac

Tic tac
Ti tac tic tac
tic tac.
Là vicino la tenda
inchiodate sulla schiena del muro
scorrono le ore.
Anestetizzandomi tra le pagine di un libro
Giro svogliatamente il cucchiaio nella moka.
Spire di fumo anticipano di un secondo
Il pendolo
Battono solitudini!


Rincorro Gocce

Uno sproloquio di gelo
sottratto il profumo dalla salvia
tira per le maniche una camicia
che, gonfia di freddo, traballa sopra un filo.

Inabissandosi nella mutazione di un semaforo
la pioggia si scolla dall’oscurità del cielo
e mette radici sull’asfalto.

Dispari di bolle mulinelli d’acqua
si anneriscono nella pilozza del mio terrazzo.

Le mie mani intrecciandosi sulla nebbiolina
di un vetro
tracciano linee, rincorrono gocce!


Inediti, 2014

L’esodo dei muri

Su fumo di sillabe
appese alle grate di questa finestra
s’inceneriscono le mie ore.

Aldilà della porta tra coincidenze e trappole,
l’emorragia della vita gioca a scacchi
con giorni sempre più fermi sulle mie palpebre.

E attendo, sfogliando parole, fiori
fuori stagione o l’esodo dei muri
che compatti si frantumano nel silenzio del pavimento
che mai m’affretta il passo.

Dalla distanza ossequiosa di un vetro
prendo in ostaggio un po’ di luce
la mischio con del tabacco
e volo!


Nell’aritmia delle lancette

Un silenzio afferra dalla tasca un rimpianto.
Soffermandosi nell’aritmia delle lancette
leva fiato al mio costato.

L’ennesima sigaretta sfuma su un vetro
sempre meno immerso nella parabola del tempo.

E io ti amo nei colori di quegli ombrelli
in ogni dubbio incollato sotto la mia pelle
nella certezza di quest’acqua che cadendo senza un dove
dismemora perché.

E mi manchi nell’avanzo di un tramonto
nel primo accenno della pentola che bolle, mi manchi
tra gli abiti buttati a casaccio, mentre le mie mani
erano intente a disincastrare la zip.

Spostando da tasto in tasto, parole da cui fuggo
vago legato a un tuo ricordo.
E mi manchi!


A un palmo dal mio terrazzo

Filamenti di cielo appuntati
lungo le rotondità di un tramonto, aranciano
su un formicolio di luci
il swing delle cicale.

Nascoste dietro l’arsura dei muretti

scavano l’amore sino a dissetarsene.

Stasera la luna s’apre a un palmo dal mio terrazzo,
sospesa sul nerofumo dei recipienti d’eternit
dondola sulla fioritura delle fave.

Affascinata dalle movenze di mia madre
che consacra di dettagli la cena, una stella
assottigliando di un quarto il verde dal basilico
sagoma il buio nell’acqua della chenzia.