Edoardo Cacciatore

a cura di Diego Conticello

Cacciatore Edoardo. Poeta e saggista italiano (Palermo 1912 – Roma 1996). Trasferitosi con la famiglia a Roma, condusse vita appartata, povera di episodi significativi, se si esclude la morte di un fratello maggiore, da lui molto amato, nel 1928. Sovente polemico verso la società delle lettere, fu a lungo trascurato dalla critica ed è stato ignorato dalle principali antologie della poesia novecentesca. Coltivò una poesia intrisa di speculazione filosofica, i cui referenti più immediati devono individuarsi nella temperie manieristico-barocca europea e nei metafisici inglesi. Scrisse due saggi filosofici: L’identificazione intera (1951) e Dal dire al fare, cioè: la lezione delle cose (1967). Molte le opere poetiche, La restituzione (1955); Lo specchio e la trottola (1960); Tutti i poteri: cinque presentimenti (1969); Ma chi è qui il responsabile? (1974); La puntura dell’assillo (1986); Graduali (1986), in cui sono raccolte le sue prime poesie; Carichi pendenti (1989); Itto itto (1994). Ha lavorato sino all’ultimo all’antologia personale Il discorso a meraviglia: poesie scelte dall’autore medesimo (post., 1996). Del 2003 è la pubblicazione di Tutte le poesie.

Testi

(Da: Lo specchio e la trottola, 1960)

Tàcine
Con labbra aperte ad un grido
Un viso all’altro si impone
Trofeo di capelli ambìto
Involucro di ogni nome
Rassomiglianza evidente
Bianco di calce che offende
Estirpa gli occhi alle immagini
Sangue violato da un embolo
Commenti dopo uno scempio
Non farne rapporto – tàcine.


E la morte è a posto

Chiamo e il pomeriggio irrompe
Rosso la morte è una burla
La vena ti guardo in fronte
Deliziosamente Assurda
Ma una risata ci spacca
L’espressione si fa esatta
Io non più ti riconosco
Splendono lontano i denti
Del nulla adunchi esempi
Di nuvole la morte è a posto.


L’innamoramento

I

Sole sale e il tuo ingresso
Brilla brucia agli occhi miei
Falò impone
Grazie a tempo è mondo adesso
Tu che sempre altrove sei
Città e stagione
Sensi insinui in mente sani
L’onice orlo ai rimorsi
Franto dai denti
Apice sei schiudi mani
E un sorriso ai giorni accorsi
Disserri inventi

(Da: Ma chi è qui il responsabile, 1974)

Pienezza

Settima Voce colma

Pienezza qui graffia ad oltranza
Strappa il più funebre ieri
Rifiuta l’idillio ed avanza
Folle e ci fa più leggeri
Pomeriggio a sé che ci assorda
Rombo è sempre più tremendo
Si spezza le unghie – la corda
Che in noi vibra divenendo.


Ci s’incontra ci s’incontra

XXIII. Video

Soprappiù è la spuma – lo sperma
L’essenziale sbianca e spreca
Frenesia non più cieca
Ad arbitrio rallenta si ferma
S’inovula in stretta
Flessuosità – biascia… scialacquando entro un piatto
Fantasmi v’inietta.

(Da: La puntura dell’assillo – Cinquanta ed un sonetto, 1986)

XIX

Molteplicità dell’unico

In faccia stampato non ha quel che fece
Da fermo moltiplica i vari profili
Si ruota a tre quarti e l’effetto ora è invece
Di cote al lavoro che umida affili
La lama già usata perché sia tagliente
Così da asportare dal tutto le parti
Funziona da perno ed ecco è la gente
D’accordo nell’atto preciso di darti
Notizia che sei quell’uno tra i molti
Ottieni e ridai agli altri una spinta
Retrograda vedi si sono disciolti
Viluppo ora è chiaro non fu che per finta
Confronti i trascorsi procedi più avanti
E trovi che l’unico è fatto da tanti.

(Da: Graduali, 1986)

Tetrasticha

I
L’amore che di due visi fa uno solo
Ti dà la scienza della distanza infinita
La terza immagine immaginaria attualmente
Realtà è sempre in preda all’alterazione.

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