Daìta Martinez

a cura di Cinzia Accetta

daìta martinez : vive a Palermo. ha pubblicato le raccolte dietro l’una, segnalata alla 5° edizione del premio nazionale di poesia “Maria Marino”, e . la bottega di via alloro . entrambe per LietoColle. Segnalata e premiata a vari concorsi è presente in antologica con LietoColle, La Vita Felice, Mondadori, Akkuaria, Fusibilialibri, Ursini Edizioni. E’ autrice de il dialetto daìta, e-book a cura di Sebastiano A. Patanè Ferro e dei testi in video tour Kalavria 2009.

Testi

da : . la bottega di via alloro . , LietoColle, 2013 

{ . mi . }

sospensione
una lavagna
è
ninnananna ninna | ò |

uccidi

{ . mi . }

le stesse ossa che accendono nella striscia gli schemi
spezzettati abbeverando dalle spalle l’inferno e mastica
l’affrettarsi del pane al difetto mietuto sotto le campane

treccia

{ . mi . }

ninnananna ninna | ò |

ai
giorni astratti
pendenti le scarpe
dimenticando l’origine dove tutto si nuda immobile nel sacco
continuo che ripetevi una sagoma prolungando ruvide le righe
nella gola e gli occhi di vetro passanti sciolti sembravano di gas


{ un ramo bucato }

annusarlo addosso il silenzio
dei candelabri scolpiti ai margini
della fronte interpretata contenendo
occhi la distanza dei verbi per non lasciarlo
ancora avanti il difetto dei corpi appuntati scalzi

sulla ringhiera del viale quando ancora
muovevano intuiti dalla ceramica accaduta sangue
nel c’era una b a m b o l a dopo l’arresto dei contorni
e pregavi sciogliendo le usure dalle piaghe alla finestra

di { un ramo bucato }

appoggiato sulla sconfitta dei seni
fino a quando è fragile carne a scendere
logica nel vassoio degli anelli compiuti anomalia
all’angolo del t r a m o n t o invocato asciutto il pane
dentro assioli di guerra successa al di qua degli spessori

indossati risvolti sopra le impronte
dei rumori calpestati nella fretta dei rimpianti
impreparati alla questua dei vestiti stracciati di
un’ora che adultera il sospetto al passaggio degli ulivi


o

. si affaccenda a un nastro
di latta la carnagione del
santuario spezzato

___ dell’erba

improvvisato affaticando i
lineamenti a un interstizio
di alcuna versione o

___ a un pasto sgualcito tra
gli avanzi di voce iniziante
a piovere per troppe campane

. o .

solo per una calza che giace


{ ciuri pittati }

avissi a parrari ri chiddu ca nun c’haiu
quannu u ventu cala supra a chiazza
cu li mani azzannate e lu visu stancu

arrubavu

{ ciuri pittati }

pi nun moriri foddi

accussì comu na mennula cunsata
e m’addummisciu sutta u chiantu
‘n mezzu a chista grasta spizzuliata


{ scorticata }

ritornello di giocattoli
assaggiato luogo sulla carta ricominciata

. me .

nessuna cosa dell’istante alberato
confeziona la frangia morbida dei mirtilli

. rossi .

spremuti nell’assolo copiare
un contrarsi a pieghe dal termine in fiore

. { scorticata } .


{ non di più }

io

è tutto un dentro il vagito
in quell’adesso sfregiato al tempio
mentre l’aria si addormenta emigrati gli infissi
che scendono sposa fuori dalle labbra

ammorbidite radica
e penetreremo il tramonto

Noi

divorando l’asprezza del collo
e il richiamo nell’assenza di maggio
sacrario di fianchi imbottiti tra odori asciugati
ripresi d’abbagli spiegati abbassando la notte

{ non di più }

vuotando negli occhi


{ assolta }

uterino raccolto
la resina
che complica di alghe
il chiosato incedere verso origini di canapa
e la gerla della sposa
come il latte quando è caldo soffio sulla bocca

       – sommario della logica
     per restringere la piega degli urti
      sopra l’asserzione del velo
      che traduce in passaggio il colore dei limoni –

dentro gli infissi del cantico remoto
è verbale emorragia l’altare del silenzio
ieri del sonno
suo verginale indizio
il rosario mietuto sul giaciglio
sin dove è pausa lo smalto dei verbi raffinato all’imbrunire

     – il coraggio della guerra
     assiepa di perle l’elenco
     sbriciolato tabernacolo la saliva
     in quel risveglio di spade indossate al precipizio –

e lei caduta : { assolta }


| un comodino è pretesto di mezzo nel diaframma
deflessa moltiplicazione di stanza sospesa o poi
avvolta la sabbia capitata al sospetto degli scatti
avuti di sangue gli infissi sbucciati intorno ai piedi
scolpiti sui balconi al ridursi della scena nei vicoli
seguiti di alloro e le ringhiere fiorite sulla rotondità
della pancia incisa un momento torremuzza antica |


*

. sciuscia na lacrima e calanu
l’occhi dintra u pettu sfardatu
r’accussì è fimmina chista ura
ca s’astuta appizzannu u ciatu
supra a vistina ntrizzata cu fili
___ vagnati di ciuri .


: la pioggia :

discende ricolmo il calore del ginocchio
appiccicato all’asfalto che andremo svegliando
sulla punta del fucile prima del coraggio
dove si alloggia spasmo sottratto il guinzaglio

           dallo sparo
           di latta
           la lingua
           sgorgata
dei richiami

lacrimati parentesi sotto le serrande
un giorno ai primordi della piazza
e quei limoni fasciati all’ingresso degli sguardi
dentro la fronte slacciata d’inganni e di albori

           divorati
           i guanciali
           allarmano
           le idee
delle gambe assassinate

sopra l’incendio delle dita incarnate poi abbaglio
quando è cenere il rigo fiutato ade in quella virgola
di letti impigliati tra i denti allo scadere della sete
nell’identico dei seni precipitati edicole dopo la preghiera

           spiegato il confine
           squilibrate oscurità
           come solitudini
           riconsegnando
la pioggia :

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