Luigi Fontanella

a cura di Mario Fresa e Stelvio Di Spigno

Luigi Fontanella, nato nel 1943, è ordinario di Lingua e Letteratura Italiana presso la State University di New York. Poeta, narratore e saggista, tra i suoi titoli più recenti: L’angelo della neve. Poesie di viaggio (Mondadori, Almanacco dello Specchio, 2009); Controfigura (romanzo, Marsilio, 2009); Soprappenseri di Giuseppe Berto (Aragno, 2010); Bertgang (Moretti & Vitali, 2012, Premio Prata, Premio I Murazzi); Migrating Words (Bordighera Press, 2012); Disunita ombra (Archinto, 2013). Dirige per la casa editrice Olschki la rivista internazionale di poesia italiana “Gradiva” e presiede la IPA (Italian Poetry in America).

Testi

RESISTERE AL PRESENTE
(via Michel Deguy)

Poesia è nella figura che
batte alla porta e muore sulla soglia
ascoltando il vedere
la manifestazione
che mostra il suo niente.
Niente è evidente per sé
se non ciò che appare.
Non è sola ma danza con
la ronda delle sue accompagnatrici
apre la circostanza di un di là
come estensione alle
possibilità infinite del mondo
many comings all together.
Le cose non sono più oggetti né concetti
sono casi-unità
pure virtualità.

Un sentiero alla terra dei morti

Vòltati indietro e per un momento
osserva il volto di chi ti ha amato.
Soffia forte nei capelli il vento

gelido, ogni immagine del passato
è vera e non vera, oggetti
fermi ma come dissipati

fra le dita, che mutano di stato
e di splendore: sentimento è
sentiero che porta sempre alla vita.

Sound Beach, aprile 1997

(da L’azzurra memoria)

*

(per Emma, 18 anni fa)

Ora mi viene in mente
che mi addormentavo con il suo piedino
nella mano… ci addormentavamo piano
fuori dal mondo tutto. Di seta pura
era il suo dorso tondo
ed io scivolavo dolce nel sonno.

*

L’angelo della Sera
mi chiama e mi mostra
le sue strade.
Ritratto diversificato
che di colpo ripiglia conoscenza
bistrattata ogni compagnia
avulsa per issarsi
a pura bandiera eterea.

Guardo questa corolla
di uccelli che firmano
il cielo di Settignano.

*

Come inavvertitamente posati
in un angolo e poi dimenticati
oggetti d’affezione
una sera donati
per pegni d’amore
incontestati… Anche così
si vince la vita
buffa parata che non chiede venia
e s’offre compunta a tradirti
mentre la stringi per l’ultima volta.

(da Oblivion)

*

Sherwood-Jayne Field
a Len Marino
Ogni volta che torno a casa
mi capita di passare vicino a un campo
abitualmente vi pascolano due cavalli. Da lontano
sembrano due come tanti. Oggi, però,
sono sceso dalla macchina
mi sono accostato alla staccionata, e li ho osservati da vicino. Subito
mi sono accorto che quello un po’ più imponente era cieco…
Il suo padrone non se l’è sentita di darlo via e
continua a dargli riparo e nutrimento. Già questo
è un fatto straordinario.
Ho continuato a seguirli con lo sguardo e a un tratto
ho sentito il lieve suono di un campanello…
Proveniva dall’altro animale: una cavalla
un poco più piccola. Alla sua cavezza un campanellino
che permetteva al suo compagno cieco
di sapere dove lei si trovava
e cosi di seguirla…
Sono rimasto a lungo a guardare questi due cavalli.
La femmina ogni tanto ritornava sui suoi passi
controllando di continuo il suo compagno
che non appena udiva il campanello
docilmente si muoveva verso di lei.
È giunto senza che me ne accorgessi il crepuscolo.
Ora li vedo dirigersi lentamente verso la stalla.
Lei ogni tanto si ferma
volta la testa, assicurandosi che il compagno non sia troppo distante.
Arrivati all’ingresso della stalla, la cavalla si è fermata e
come per un tacito accordo
lui le è passato davanti ed è entrato dentro.
Poi ho visto anche lei scomparire nella loro dimora
e sentito il suono del campanello svanire.


Alle porte di Caselle Lurani

Alle porte di Caselle Lurani, Lodi
pomeriggio di novembre
la strada bagnata infida
una macchina sbanda
uscendo dall’asfalto e
s’inoltra tra grovigli di stecchi e cespugli…
In un avvallamento del terreno c’è
un nido di cicogne.
Il maschio – la compagna
impegnata a covare i suoi piccoli –
vedendo quel ferrazzo impazzito
avvicinarsi alla sua casa di sterpi
gli si pianta davanti
gonfiando tutte le sue piume tutto il suo petto
fermandone col corpo gli ultimi sbalzi.
Più tardi, nel buio,
partiti ormai poliziotti e ultimi curiosi
vicino alla carcassa è arrivata
la femmina. È rimasta
tutta la notte accanto a lui, l’eroico
difensore del suo nido. Debole
e infinito il suo lamento.


Stamani fresco d’aria sul viso
Stamani fresco d’aria sul viso
sotto il sole novembrino uno scoiattolo
operoso schizza
da un albero all’altro
raccogliendo stipando senza sosta i suoi
averi, ghiande semplici ghiande
per il prossimo inverno. Sono
stupito di questo nudo silenzio
come tutto pulluli e
mi riparli in questo pieno vuoto assoluto
io scarna pagliuzza
nel mio sguardo saetta
aperta stiva, di fronte
al miracolo di luce, io
immune deriva.


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