a cura di Stelvio Di Spigno e Mario Fresa
Giuseppe Antonello Leone è nato a Pratola Serra (Avellino) nel 1917. Pittore e scultore, ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero. Ha pubblicato, in poesia, Vi saranno le more ai rovi (Quaderni di nuova identità, Napoli, 1986); Eretico (Colonnese Editore, Napoli, 1993); Vènti paralleli (Litomuseum, Maratea, 1999). Suoi testi sono apparsi su varie riviste, tra le quali “Il Baretti”, “La Brigata”, “Nostro Tempo”. Si sono interessati del suo lavoro, tra gli altri, Leonardo Sciascia, Rocco Scotellaro e Leonardo Sinisgalli.
Testi
Non c’è più nessuno
Non c’è più nessuno:
la morte ha sloggiato,
mentre la tempesta
spinge questo foglio
nel ghiacciaio della vita.
Me ne vado a piegare
le bandiere di mio padre:
al Sud si muore
col frigo pieno d’illusioni.
Noi celebreremo
la nascita del bimbo
che racconterà storie d’ingordi.
*
Inutile fatica
Farò un buco nella zucca,
ne farò due.
Ma che vuoto nelle occhiaie
a candela consumata,
ad ombra morta:
che vuoto nel cavo delle mani.
*
La pietra bianca
Ho messo nel cassetto
un altro giorno.
Resto a riva,
aspettando l’onda
che consuma i miei piedi.
La mandria dei cavalli
è ferma sulla foto
color seppia.
Chiudo la finestra
per saziare d’oro
la facciata della casa.
Tornerò con la scala rossa
per salire sui tetti;
lassù,
brucerò i miei grovigli,
porterò lassù
la pietra bianca,
per rapire calore al sole.
Senz’ali, poi,
mi stringerò
tra le rocce,
in ombre vaghe,
nel fosso di Concetta.
Andando,
sarò lieve
sul ponte delle travi,
che aspetta il mio peso
per crollare.