Pillole di poesia – Carlo Bordini

di Ilaria Grasso

(In copertina: Carlo Bordini fotografato da Dino Ignani)

Alcuni pensatori immaginano che le disparità tra uomo e donna finiranno grazie alle nuove tecnologie e grazie all’utilizzo quotidiano dei robot. Questa è una delle possibilità del futuro ma la previsione potrebbe non essere quella giusta. Ada Lovelace nel 1833 programmò una macchina analitica e negli anni ’50 Mary Allen Wilkes diventò un genio dell’informativa e fu la prima in assoluto a lavorare sull’IBM 704 ma negli anni ’70 uno studio di Margolis rilevava che, degli studenti di informatica della Carnegie Mellon, la percentuale di chi aveva già avuto a che fare con un computer era prevalentemente maschile. I maschi tendevano a collaborare coi padri e studiavano il linguaggio Basic; le donne no. I dati, nonostante la tanto millantata innovazione e il considerare le macchine come oggetti senza sesso o genere, continuano a confermare il forte gap della presenza delle donne nel campo della tecnologia e la scarsa presenza ai vertici dellecosiddette aziende innovative. Questo accade perché il settore è gestito prevalentemente da uomini che pensano le macchine secondo desideri e desiderata. Tra le righe di questi bei versi di Carlo Bordini, con la sua usa e adorabile semplicità, troviamo una delle possibili motivazioni che porterebbe il maschio a impadronirsi in maniera così massiva del settore tecnologico. Il poeta ribalta il concetto di “invidia del pene” di freudiana memoria a favore di un viscerale bisogno e desiderio di procreazione. Riusciranno tutti i maschi a essere consapevoli di ciò? Sapranno evitare l’invidia a favore della cooperazione equa? Potranno le donne strapparsi di dosso i panni della peculiarità della cura e della procreazione? La tecnologia saprà supportare le donne in questa operazione assai delicata e ardimentosa? Questi sono gli interrogativi dopo la lettura.

Canto degli uomini

Le macchine sono i corpi degli uomini

(nel senso dell’atto creativo di un

corpo), per questo gli uomini

amano studiare le macchine, vedere il loro

funzionamento, vedere dove passano i fili

e quando vogliono rilassarsi lavano e puliscono

l’automobile, o fanno cosa analoghe.

C’è un piacere in tutto ciò: Le donne

creano bambini, gli uomini

creano macchine. E in questo piacere

c’è l’immagine di un cosmo che noi creiamo

e come le donne sono fabbricanti di corpi, noi uomini

siamo fabbricanti di protesi e di corpi meccanici.

Da POLVERE – Edizioni Empiria

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