L’inVerso fotografico di oggi è incentrato sull’arte di osservare. L’osservatore compie una sorta di traduzione dell’opera nel momento in cui la passa al vaglio della propria lente interpretativa e tenta di decifrarla, ossia di attribuire un senso sempre e per forza di cose soggettivo.
Come in poesia, l’opera tramanda (nel senso di manda attraverso) dei significati che valicano le intenzioni dell’autore e si fanno ponti emotivi tra la volontà del gesto artistico, (l’espressione personale dell’autore) e il recepimento dell’opera stessa; quello che Brandi identifica come il secondo momento generativo dell’opera. Il terzo è il tra-mandamento, il mandarla attraverso il tempo e lo spazio, dalla fruizione fino alla conservazione.
Il fotografo di oggi è Elliott Erwitt, ebbene si ho scomodato un mostro sacro della fotografia!
![Elliot Erwitt](https://i1.wp.com/carteggiletterari.files.wordpress.com/2015/03/elliot-erwitt.jpg?resize=300%2C198&ssl=1)
Ciò che adoro del suo modo di guardare il mondo è il sentimento, la capacità di far passare con intensità inaudita l’emozione che al momento dello scatto deve aver catturato la sua attenzione: l’ironia, la tenerezza, la passione, il dolore, la distanza sono solo alcune delle parole che lego alle sue immagini conservate nella mia memoria oltre che nel pc. Ma anche questa altro non è che una mia traduzione…
![Elliot Erwitt](https://i2.wp.com/carteggiletterari.files.wordpress.com/2015/03/elliott_erwitt_06.jpg?resize=285%2C300&ssl=1)
tradurre, non dire cosa vuol dire
Abbandoniamo pertanto ogni volontà di interpretazione oggettiva dell’opera. Non illudiamoci di capire, ma godiamoci il privilegio di ricreare quel corto circuito emotivo che dà vita a ciò che chiamiamo arte ogni volta che i nostri occhi vi si posano.
Rubo a Chandra Livia Candiani i versi che descrivono il gioco di sguardi della foto che ho scelto. Il movimento spiraliforme che sposta vorticosamente il punto d’interesse della scena da lui a lei che sfocata sta per uscire fuori dall’inquadratura.
![Elliott Ewritt](https://i1.wp.com/carteggiletterari.files.wordpress.com/2015/03/elliott_ewritt_786.jpg?resize=300%2C200&ssl=1)
*
Te ne stai lì sognante
dentro la tua fotografia
sopra il leggio
al posto del libro da tradurre:
devo tradurti tutto
adesso
sminuzzare la vita
in bisbigli, pulviscoli, puntini
di sospensione, passetti
accentati di gatto e devo tradurmi
il tuo sorriso di fumo,
tanto contenta un giorno prima
di svanire, lo sguardo
riconosciuto dall’infinito,
strappato via da un soffio:
tradurre, non dire
cosa vuol dire, ma trasportare
in altra lingua.
Come tradurti che a scuola
la bambina Iulia ha scritto:
l’addio è la fragilità
tra gli amici.
da Pianissimo per non svegliarti in “La bambina pugile” di Chandra Livia Candiani