Carteggi Inediti: “Scritti senza pretese” di Giuseppe Sanò

Per Carteggi Inediti, alcuni “scritti senza pretese” di Giuseppe Sanò – selezione a cura di Marta Cutugno.

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Amarcord

È fermo lì, in un angolino, sta buono buono, in attesa
di un momento.
Mille colori, note e sorrisi mi legano alla vita.
Sono frastornato, tutto all’improvviso, entro e trovo il paradiso.
Sfumature di oro e smeraldo per due occhi che fanno ubriacare.
Goffo per com’ero non tenevo il ritmo ma il fuoco divampava e così
andavo a ruota libera.
Aspettavo qualcosa che non esiste, forse un segno.
Ecco ci risiamo.
La delusione, la sconfitta, l’amarezza per un’età che ora rivorrei.
Apro lo sportello, accenno un inchino e ritorno al mio destino.

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Velluto

Caddi nel tranello di una luce che ancora cerco,
Nessuno può dire cosa sia stato, accadde.
Tra tutti i me ci fu l’unanimità, perciò avvenne.
Ho bisogno di sapere, cerco risposte che non si possono inventare.
Non è lo scintillio del verde, nè la piega armoniosa delle labbra, nè la pelle vellutata.
Ne sono certo è il suo attraversarmi, ne sono persuaso è il suo portarmi alla realtà.
Ma cos’è la realtà senza l’inganno di una luce che non vuole scaldarti?
I miei lo sanno già, si sono arresi a quello che pigia i tasti e
che vede con gli occhi chiusi.
Noi ci siamo.

***

Bisbigli nella risacca

Vi ho accolto come foste figli miei e forse lo siete stati.
Per secoli vi ho sfamato, vi ho ispirato.
Avete imparato a scrivere per narrarmi,
con morbidi pennelli avete provato a spiegarmi.
Vi ho dato tutto me stesso ed in cambio non vi ho chiesto nulla.
Ho visto padri insegnare ai figli, nonni ai nipoti e così per generazioni.
Tutti a prendere, nessuno a dare.
Ma quanto potrò resistere?
Sto perdendo le mie tinte, sto rimanendo solo ed a poco a poco mi spengo.
Che farete quando sarò morto? Dove porterete le vostre donne ad innamorarsi?
Di cosa parlerete nei vostri versi? Cosa dipingerete con i vostri pennelli?
Che storie racconterete ai vostri nipoti?

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Il Terrazzo

Un invito celava il preludio,
sfacciato come chi tutto può e nulla teme, lo raccolsi.
I brividi mi caricavano di aspettative,
quella scala sembrava infinita.
Dove sono? mio fratello è accanto a me come sempre.
Un attimo per capire, una vita per guarire.
Ho ancora gli occhi di Kabir e posso sferrare quel colpo.
Il destino è compiuto, il sette è arrivato.
Vinta la battaglia rimane solo la voglia di tornare alla guerra.
Una fessura incoraggia la luce ma il buio rimane,
sono irrequieto non vedo il terrazzo, voglio combattere.
Vinco ancora è sono triste, ora è cemento.
La luce entra ma non vedo.
Dove sono i colori? Oggi non riesco a scorgerli.
Mio fratello è via ed io sono smarrito.
Ho bisogno di sangue, sono appassito.
Sono io il nemico ma un fazzoletto stavolta mi salva.
È ancora penombra, intravedo un colore.
Il sette è tornato, nulla ha salvato.

 

Studi classici, laurea in Farmacia e Master in Economia e Management della Sanità, Giuseppe Sanò, classe 1977, è nato a Messina e vive a Capo Peloro. Dal 2013 al 2016 è stato Presidente IV Commissione VI Municipalità del Comune di Messina ed attualmente è consigliere della medesima. Lavora come Product Specialist Diabetes per la Eli Lilly. Appassionato lettore mosso da infinita curiosità, ha studiato anche arabo. Perennemente proteso all’amore per l’ambiente e la sua terra di origine che cerca, con l’impegno attivo, di rendere un posto migliore, è specializzato nella pesca in apnea in profondità. Si definisce schiavo della politica e della gente e trova motivazione nell’espressione “non si può fare”.

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