Versi inediti di Giuliana Gregorio

Giuliana Gregorio è professoressa associata di Storia della Filosofia presso l’Università di Messina: in tale veste i suoi studi si sono concentrati soprattutto sull’opera di Hans-George Gadamer e di Martin Heidegger. In qualità di poetessa è stata presente nell’antologia “6 POETI DEL PREMIO MONTALE” (vi figurano anche testi di Mauro Berta, Salvatore Martino, Carlo Molinaro, Remo Pagnanelli, Sandro Quattrone), edito da Scheiwiller -All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano, 1986. Il suo unico libro di poesia risale al 1989: Un anno di vacanza, Amadeus editore. Altri testi poetici in versi sono comparsi su alcune riviste, tra cui «Gli immediati dintorni».

Ringraziamo Elio Tavilla per averci segnalato questi suoi splendidi inediti, che proponiamo assai volentieri all’attenzione del lettore.

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                                                             Per il risentimento e per lo strazio

 

                                                                                                           … il tuo occhio non regge la visione?
E tu saltala, se sei un arcangelo……..

                                                                                                                                                    R. Pagnanelli

1

L’angelo pomeridiano, come sempre a quest’ora,
caricava le pendole avite coperte da teli
polverosi, dalle finestre semichiuse dell’atrio
si scorgevano le ali sbilenche, il corpo
doppio e malsano di bave e umori
stillanti sulle boiseries –
i capelli bellissimi di lei
ondeggianti nell’acqua (quanti
ne abbiamo contati sui maglioni infeltriti, nello scarico
del lavandino) quasi
che nemmeno una piccola parte potesse
sfuggire alla……………………………………

                                                                                             2

Asciuga la lenta, a tratti dorata, linfa di questa
desolazione, perdona le soste di noi troppo spesso dimentichi
quando il treno sbuffava tra le schiere dei pini e
ciechi gli occhi di miele aspramente volgevano
la buona in terrifica sorte
(allora si doveva agganciare il rostro alle tasche
sdrucite dei pantaloni, allora si sarebbe dovuto, per
trattenerla

3

Fai come dico, per un momento, per una
volta, allontanati dal bosco allontana la presa
insensata (ma non è stata lei, le hanno torto, guidato la mano)
nell’abisso olivastro ristagnano, non porgere loro
la pertica, spezzala in due sul ginocchio, che affondino,
annaspino, implorino, bevano
melma larve liquami i resti putridi
di quelli ben prima di loro – e non per migliori ragioni –
annegati

4
nel tenue cielo di mezzo, sovrappopolato ormai
da dèi minori, in tre mescolate le carte
benefiche o turpi, miei torvi lari
amati invocati spietati (splendenti di accesi
cristalli o svaporanti nelle fosche
caligini dei gas) epifania domestica (in stanze di servizio)
dimessa e spaventosa del ritorno

ma biondi, talvolta, ma flautati

 

 

La vita nuova?
1

Ah lo spasmo lo spasmo, le viscere
insanguinate, mai
la lacerazione ha toccato
corde più scure.
Ma l’aperto
si schiude di nuovo meraviglioso
come per la prima volta.
È
la prima volta

 

2

 

conosco questa attesa

ma forse non basta – non è bastata, allora –
né basta dilaniare le pareti
con unghie e polpastrelli, fino all’osso
forse
mi chiami fuori, fuori da qui, fuori da tutto, fuori
da me
così sia, vengo, raccogliendo
tutta la grazia rimasta, ma attento, porto in dote
tesori preziosi, preziosi
dolori

 

 

Frammenti per Orfeo

I morti non tornano, Orfeo.
Die Gestorbenen kehren nicht zurück

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