FLASHES E DEDICHE – MONTALE E I MIGRANTI-INTERPRETARE DORA MARKUS.-19

Ogni interpretazione porta a nuove interpretazioni. L’atemporalità di talune situazioni fa pensare ad una Storia realmente ciclica e cinica. Primavera brilla nell’aria e per li campi esulta e reca con sé la bella stagione, un mare che non si presenta più minaccioso, la finisterrae si concretizza con l’obolo estorsivo di criminali commercianti di relitti umani. Senza patria e con la storia divelta, strappatamontal al suo naturale corso, sono sbattuti a grappoli invisibili finchè qualche notizia di morte e di arrivo con le vele nere, li riporta a galla death by water. Rari uomini affondano, salpano, indicano luoghi invisibili su altre sponde mentre noi camminiamo a Porto Corsini lungo la costa, in una primavera inerte davvero senza memoria,  per chi non può averla ed accumularla. L’ansietà d’oriente si manifesta in lingue incomprensibili, i più fortunati non diventano triglie moribonde. I riposi impossibili, la paura per  una tempesta improvvisa. L’indifferenza del cuore dilaga in chi vi osserva, invidia gli amuleti, gli stracci, mentre dovrebbe implodere nella considerazione retorica del perché esisti, nella tautologia del respiro che permette di aggrapparsi a quella poca vita che c’è….ma è tardi, sempre più tardi.

 

I

 

Fu dove il ponte di legno

mette a Porto Corsini sul mare alto

e rari uomini, quasi immoti, affondano

o salpano le reti. Con un segno

della mano additavi all’altra sponda

invisibile la tua patria vera.

Poi seguimmo il canale fino alla darsena

della città, lucida di fuliggine,migranti-8

nella bassura dove s’affondava

una primavera inerte, senza memoria.

 

 

E qui dove un’antica vita

si screzia in una dolce

ansietà d’Oriente,

le tue parole iridavano come le scaglie

della triglia moribonda.

 

La tua irrequietudine mi fa pensare

agli uccelli di passo che urtano ai fari

nelle sere tempestose:

è una tempesta anche la tua dolcezza,

turbina e non appare.

E i suoi riposi sono anche più rari.

Non so come stremata tu resisti

in quel lago

d’indifferenza ch’è il tuo cuore; forse

ti salva un amuleto che tu tieni

vicino alla matita delle labbra,

al piumino, alla lima: un topo bianco

d’avorio; e così esisti!

 

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