InVersi Fotografici XI – Peskes (il dono), i desideri e il sopravvivere: Izet Sarajlic Vs Isabel M. Martínez

L’InVerso fotografico di oggi parla di desideri. Desiderati mai realizzati, che restano nella mente come luci  a illuminare la strada. Nel mentre la vita accade, non prevista. Allora queste “lucine fioche” continuano a tremare ad ogni sospiro quando, ad esempio, ci si ferma a guardare il sole tramontare o l’alba sorgere, insomma quando la natura ci ricorda che il tempo passa e noi restiamo. Ci sono desideri realizzati solo in parte o formulati male. Ad esempio nell’atto di desiderarli ci siamo scordati della durata, cosi abbiamo vissuto il famoso attimo, che in quanto tale fugge e ci lascia alle prese col ricordo di ciò che è stato e non è più. Ci sono desideri realizzati e poi terminati, evaporati come se avessero la data di scadenza. Desideri trasformati in incubi, incubi veri creati dagli uomini e bombe e muri invalicabili eretti dalla mente.

L’ultima cosa che ci attende non può essere la nostra morte,
perché i desideri del nostro sangue da qualche parte devono continuare.

 

“Sopravviveremo a noi stessi  – dice Izet Sarajlić – perché abbiamo saputo… uccidere gli angeli in noi continuando a restare angeli”.

Sopravviveremo in ciò che siamo stati capaci di desiderare. Al di la del bene e del male. Si sopravvive anche ai propri desideri. Un filo rosso lega la forza del desiderio al di la della realtà, di quello che è stato per la volontà degli uomini o del fato. Così, a volte, i desideri si realizzano solo in una poesia e in questa continuano a vivere, in eterno, mostrando la forza imperitura del nostro essere capaci di desiderare, anche se solo per un istante.

Da qualche parte rimbomba un treno, una portiera d’auto chiusa alla spalle, un portone mai più aperto davanti agli occhi dell’altro. Il ricordo non segue le leggi del giorno e della notte, non teme le stagioni. “Abbiamo ancora poco tempo perché i ricordi non sono il tempo./Il tempo è quando hai paura per me, quando aspetti e quando ti aspetto.” Il tempo è attesa. Si sopravvive anche al tempo, notte dopo notte.

Ancora una notte in cui ti perdo.

“Resta col mio ti Amo che sopravviverà a tutte le mie/lamentevoli nenie, a tutte le mie trasformazioni.”

 

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Izet Sarajlić scrive della vita dopo aver affrontato la morte, canta l’amore dopo le bombe, nonostante la perdita della persona amata, nonostante l’orrore degli uomini continua a celebrare la forza imperitura dell’amore.

Nell’uomo coesistono diverse nature. L’essere umano contiene gli opposti, coppie antinomiche che producono entropia. Dal caos la nostra energia. Le opere di  Isabel M. Martinez mi hanno colpita per la capacità di descrivere la coesistenza di questa dicotomia della realtà. Nello stesso attimo si sovrappongono pensieri opposti, diverse visioni della realtà. Non la quarta dimensione cubista ma qualcosa di più vicino alla teoria degli universi paralleli. La parola può raccontare ciò che non è? L’essere e il non essere, il volere e l’allontanare, il desiderare e il perdere. Nelle sue immagini il mondo è duplice, sfuggente e inafferrabile.

 

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La dedica

(Traduzione di Silvio Ferrari)

da “Chi ha fatto il turno di notte”, Einaudi, Torino, 2012

 

Ti dedico i miei occhi, le mie labbra, i miei denti.
Le poesie? Che te ne fai delle mie poesie scritte perché non sapevo tacere?
Che te ne fai delle mie poesie che non ti possono amare?

Com’è bello che non siamo né uccelli né devoti all’imbrunire
e non abbiamo le ali ma le braccia.
L’ultima cosa che ci attende non può essere la nostra morte,
perché i desideri del nostro sangue da qualche parte devono continuare.

Tu sei una donna, piccola,
tu sei una piccola donna,
e un immortale agosto ti ha portato nelle mie ballate.
Resta col mio ti Amo che sopravviverà a tutte le mie
lamentevoli nenie, a tutte le mie trasformazioni.
Resta accanto ai miei occhi.

Sopravviveremo a noi stessi, non solo nel tumulo delle nostre tombe,
perché abbiamo saputo, abbiamo saputo, teneri e superbi,
fuggendo dai coltelli e dalle granate uccidere gli angeli in noi
continuando a restare angeli.

Posteri, cercateci qualche volta seguendo un filo rosso,
solo i nostri corpi giaceranno sotto la terra muta,
ma calpestate piano,
per non ferire le nostre labbra,
e per non pestare i nostri sguardi morti

1955.

 

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Quei due abbracciati 
Sinan Gudžević e Raffaella Marzano)

Quei due abbracciati sulla riva del Reno a Gotthlieben
potevamo essere anche tu ed io,
ma noi due non passeggeremo mai più
su nessuna riva abbracciati.
Vieni, passeggiamo almeno in questa poesia

2000.

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Ancora una notte

(traduzione di Silvio Ferrari)

da “Chi ha fatto il turno di notte”,  Einaudi, Torino, 2012

 

Ancora una notte in cui ti perdo
come i battaglioni Rostov, Berlino, Rotterdam,
come i caporali sotto le bandiere le loro care lasciate
lontano.

Rimbomba un treno, ascolta, da qualche parte rimbomba un treno,
il treno che poteva portare via te o me,
Da qualche parte si riduce ostinatamente crudelmente
la distanza tra canzone e grido.

Abbiamo ancora poco tempo perché i ricordi non sono il tempo.
Il tempo è quando hai paura per me, quando aspetti e quando ti aspetto.
Il tempo è quando ti parlo e quando mi parli di permanenza.
Poco, ancora poco tempo per le nostre labbra innamorate, mia cara.

Da qualche parte rimbomba un treno, ascolta, rimbomba un treno,
il treno che poteva portare via te o me.
In qualche stazione lontana scende sperduto qualcuno,
casualmente non siamo né tu né io.

Ancora una notte in cui ti perdo.
Ancora una notte
ancora
una notte.
1955.

 

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Biografie

Izet Sarajlić nato a Doboj nel 1930, è scomparso a Sarajevo il 2 maggio del 2002. Laureato in lettere alla facoltà di filosofia di Sarajevo, nel 1954 fonda il “Gruppo 54” che dà inizio alle nuove correnti di poesia moderna in Bosnia-Erzegovina.  Tra il 1962 e il 1972 si occupa del festival “Giornate poetiche di Sarajevo”. Dopo il primo libro di poesie (1949), pubblica “Grigio week-end” considerato pietra miliare per la giovane poesia jugoslava. È autore di una trentina di raccolte poetiche e di una autobiografia (1975). È stato il poeta testimone della guerra di Bosnia e dell’assedio di Sarajevo. Ha ricevuto premi e riconoscimenti in tutto il mondo, in Italia il Premio Moravia 2001, per la raccolta “Qualcuno ha suonato”, pubblicata dalla Multimedia Edizioni, amorevolmente tradotta dai cari amici Sinan Gudžević e Raffaella Marzano. Ha intrattenuto un epistolario con Erri De Luca, che ha anche scritto una prefazione al libro “Qualcuno ha suonato”. Nell’aprile 2009 è stato ristampato il suo libro “Qualcuno ha suonato” accompagnato da un cd audio di Sarajlic che legge le proprie poesie (Multimedia Edizioni / Casa della poesia).

Isabel M. Martínez

Isabel M. Martínez spent her formative years in Santiago de Chile. She has exhibited internationally in solo and curated group shows in Chile, Canada, the UK, the USA, France, Brazil, Colombia and Spain. Recent exhibitions in galleries, art centres, festivals and bienniales include FotoNoviembre XIII Bienal Internacional (Tenerife), VI Bienal Internacional Fotográfica (Bogotá), SCAN Tarragona (Catalunya), Paraty em Foco (São Paulo), Philadelphia Photo Art Centre (Philadelphia), CARTNY (New York), De Visu Galerie (Metz), Griffin Gallery (London), Matt Roberts Arts Gallery (London), The Annual (Toronto), CONTACT (Toronto), Magenta Flash Forward (Toronto),PhotoWeek DC (Washington), and Día Nacional de la Cultura Chilena (Santiago). Forthcoming exhibitions will be held at the Museo Nacional de la Fotografía in Bogotá (CO) and Theoretische Kunstprojecte in The Hague (NL).Features and reviews on her work are found in FOAM Magazine (NL), The Creators Project (US), The Huffington Post (US), Slate Magazine (US), VVork (AT), iGNANT (DE), Beautiful Decay (US), Fast Company (NY), Flavor Wire (NY), Designboom (IT), Creatie Magazine (NL), ROUGH Italia (IT), Magenta Flash Forward (CA), This Isn’t Happiness, Artflakes (DE), File Magazine (NY), PMS 485 C (PT), Booooooom (CA), Juxtapoz (US), and BlackFlash Magazine (CA), among others. Martínez holds a BFA from Universidad Católica de Chile and an MFA from the University of Guelph in Canada. She is based in Toronto.

 

Isabel M. Martines

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