Variazioni sul tema dell’ombra nella pittura di Caravaggio (4)

di Daniela Pericone

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Caravaggio, Ragazzo morso dal ramarro, 1594 (Firenze, Fondazione Longhi)

“Fece anche un fanciullo, che da una lucerta, la quale usciva da fiori, e da frutti, era morso; e parea quella testa veramente stridere, et il tutto con diligenza era lavorato.” (Giovanni Baglione)

Le due versioni di Ragazzo morso dal ramarro (una oggi a Londra alla National Gallery e l’altra a Firenze alla Fondazione Longhi) sono da annoverare tra i cosiddetti “doppi” di Caravaggio, ossia quei soggetti che, magari per il notevole successo riscosso, vengono riproposti dal pittore in più esemplari.

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Caravaggio, Ragazzo morso dal ramarro, 1594 (Londra, National Gallery)

Vi si affronta con grande originalità il tema delle illusioni della giovinezza. Un giovane è colto nel vivo della reazione a un evento imprevisto, ossia nell’attimo in cui viene morso da un ramarro nascosto tra frutti e fiori. Ogni dettaglio espressivo del volto e gestuale della figura restituisce con evidenza realistica il culmine di una sensazione che è al contempo di sorpresa, raccapriccio e dolore.

Anche la disposizione degli oggetti converge a dare l’idea del mutamento repentino, del turbamento improvviso di uno stato di quiete, dalle pieghe scomposte delle vesti all’acqua non più immota del vaso di fiori.

Le due rose recise, l’una tra i capelli del giovane e l’altra nel vaso si mostrano come ulteriori simboli di caducità a velare l’atmosfera di un senso diffuso di Vanitas, alludono a un passaggio di tempo inevitabile, all’incombenza della fine.

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Caravaggio, Ragazzo morso dal ramarro, particolare, 1594 (Firenze, Fondazione Longhi)

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